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Iea: la guerra non provocherà il temuto shock sul mercato del petrolio

L’agenzia internazionale dell’energia rivede le stime e fa dietrofront. Il calo dell’offerta russa è stato compensato più del previsto dall’aumento della produzione altrove – nonostante i niet dell’Opec – e dal rallentamento economico cinese

Mercato del petrolio: dietrofront dell’Iea, nessuno shock dalla guerra in Ucraina
Foto di John R Perry da Pixabay

Il bollettino mensile Iea migliora le previsioni di stabilità del mercato del petrolio

(Rinnovabili.it) – Contrordine: non ci sarà nessuna crisi acuta dell’offerta di petrolio anche se i barili di Mosca non arrivassero più sui mercati. A parlare è l’Iea, che ribalta così la previsione fatta appena due mesi fa sull’andamento del mercato del petrolio. A metà marzo, poche settimane dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Agenzia internazionale dell’energia aveva avvertito di un possibile “shock delle forniture globali” di petrolio con un calo della produzione in Russia.

A marzo la stima era di una diminuzione dell’offerta pari a 3 milioni di barili al giorno. Una quantità di greggio e derivati che non sarebbe stato possibile sostituire. Questi, sosteneva l’Iea, erano gli ingredienti perfetti per provocare “la peggiore crisi da decenni”. Adesso, rifatti i conti, la situazione è più rosea. L’ammanco è rivisto al ribasso: mancano 1 mln di barili/giorno. Due i fattori decisivi, l’aumento della produzione in alcune regioni e – soprattutto – la flessione della domanda da parte della Cina.

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“Nel corso del tempo, i volumi in costante aumento provenienti dall’OPEC+ del Medio Oriente e dagli Stati Uniti, insieme al rallentamento della crescita della domanda, dovrebbero contrastare un acuto deficit di offerta in presenza di un peggioramento dell’interruzione delle forniture da parte della Russia”, scrive oggi l’Iea.

Per il momento, il greggio russo mancante è 1 mln di barili/giorno. L’Iea prevede che la cifra salirà. A maggio saranno 1,6 mln di barili, a giugno 2 mln e, da luglio in avanti, potrebbero salire ancora a 3 mln se ci sarà un effetto di nuove sanzioni – come quelle europee in discussione in questi giorni.

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Anche con questi numeri, comunque, l’effetto sul mercato del petrolio sarà meno incisivo di quello, devastante, ipotizzato solo 60 giorni fa. “L’impennata dei prezzi alla pompa e il rallentamento della crescita economica dovrebbero frenare in modo significativo la ripresa della domanda per il resto dell’anno e fino al 2023”, conclude l’Iea.