Nuove misure per schermare le aziende europee dalla concorrenza “drogata” sulle materie prime critiche
(Rinnovabili.it) – Tagliare il cordone ombelicale che lega la transizione energetica dell’Europa alle materie prime critiche di cui è ricca la Cina. Bruxelles sta provando a mettere una pezza da tempo con iniziative come l’Alleanza europea per le Materie Prime e i nuovi obiettivi di riciclo. Un nuovo approccio strategico che continua purtroppo a zoppicare: la concorrenza cinese è spietata a causa della pioggia di aiuti di Stato distribuiti da Pechino alle sue aziende.
Così la Commissione europea ha deciso di fare un passo in avanti: a Bruxelles si sta lavorando a una proposta per dare supporto ai produttori europei di alcuni magneti permanenti, basati sulle terre rare (soprattutto il neodimio) e indispensabili sia per le auto elettriche che per le turbine eoliche.
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Secondo alcune indiscrezioni raccolte dall’agenzia Reuters, la nuova politica dovrebbe ricalcare abbastanza da vicino quella approvata questo mese dagli Stati Uniti (che si scontrano con problemi analoghi). L’ipotesi è che gli aiuti alle aziende siano erogati sotto forma di crediti d’imposta e dovrebbero scattare anche in caso di aumento dei prezzi delle materie prime critiche: un mercato dove la Cina è egemone e può fare il bello e il cattivo tempo.
Una mossa che dovrebbe aiutare a riequilibrare il mercato e le sue dinamiche. Attualmente le sovvenzioni di Pechino “drogano” il comparto. Quello cinese è sotto steroidi grazie ad aiuti alle manifatture della componentistica di base di rinnovabili e mobilità elettrica che arrivano fino al 20% dei costi da sostenere per l’acquisto di materie prime critiche. In questo modo, le compagnie del Dragone sono trincerate in un fortino inespugnabile da cui controllano qualcosa come il 90% del mercato globale dei magneti. La dipendenza europea è a livelli ancora più alti: su 100 magneti impiegati nel nostro continente, 98 sono di manifattura cinese.
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A livello globale, la domanda dei minerali critici e delle terre rare impiegate per questo genere di magneti dovrebbe aumentare di 10 volte. L’obiettivo europeo sul breve termine è di coprire con capacità estrattiva e manifatturiera autoctona (incluso il riciclo) il 60% del fabbisogno entro il 2030.