Lo stato dell’arte sulle materie prime critiche per le batterie secondo l’ong T&E
A che punto è l’Europa nella corsa all’approvvigionamento domestico di materiali critici per la transizione? Per 4 dei critical raw materials (CRM) fondamentali per l’assemblaggio di batterie – litio, manganese, nickel e cobalto – il vecchio continente è sulla buona strada. Ma per centrare gli obiettivi fissati quest’anno con il Regolamento sui CRM, approvvigionamento e riciclo di queste materie prime critiche devono ancora crescere.
I paletti del Regolamento UE sulle materie prime critiche
Il Regolamento è un tassello fondamentale per garantire la sostenibilità – economica ed ambientale – di alcune industrie chiave per la transizione, a fronte della concorrenza straniera. Tra queste industrie, quella della mobilità elettrica, su cui la pressione cinese è sempre più forte.
La normativa europea sulle materie prime critiche stabilisce che, entro il 2030, per tutti i minerali individuati (sono 34 quelli “critici” e 17 quelli “strategici”) l’Europa debba coprire la domanda annua per il 10% con l’estrazione locale da miniere europee e per il 25% con il riciclo. Inoltre, il 40% delle materie prime critiche devono essere trasformate nell’UE.
Le potenzialità UE al 2030 sui critical raw materials
Un rapporto di Transport & Environment (T&E) traccia il quadro della situazione per quanto riguarda i minerali chiave per l’assemblaggio di batterie. Considerando soprattutto i nuovi progetti minerari annunciati, il loro potenziale estrattivo e gli aspetti finanziari connessi agli investimenti. Si tratta di 19 progetti di nuove miniere, di cui 12 dedicate al litio. Da soli, questi impianti potrebbero fornire il 60% della domanda europea di litio al 2030.
Altri 19 progetti riguardano la trasformazione dei 4 CRM. Ancora una volta, l’UE è più avanti sul fronte del litio, per il quale potrebbe riuscire a garantirsi l’80% del fabbisogno già per la fine del decennio grazie a questi nuovi impianti di trasformazione. Mentre sul nickel la percentuale scende a circa 1/3.
Per quanto riguarda il riciclo, il litio, il nichel, il cobalto e il manganese recuperati potrebbero coprire fino al 40% della domanda entro il 2030 se tutte le batterie fossero raccolte, compresi gli scarti di produzione, e questa percentuale salirebbe a più di due terzi entro il 2040, a seconda del metallo.
Tutti questi numeri sono, al momento, solo su carta. “Sebbene esista un potenziale sostanziale, molti progetti sono nelle prime fasi di sviluppo senza decisioni definitive di investimento prese o permessi garantiti. Ciò significa che un’attenzione ai migliori progetti sostenibili, un forte supporto politico e una chiara strategia industriale sono necessari per realizzare tale potenziale”, sottolinea T&E.
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