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Da Legambiente la mappa delle rinnovabili bloccate: 20 storie simbolo

rinnovabili bloccate
Foto di jwvein da Pixabay

Legambiente presenta il rapporto “Scacco Matto alle rinnovabili”

(Rinnovabili.it) – Fonti rinnovabili bloccate, rallentate, al palo. A volte boicottate in maniera diretta, altre volte incastrate tra i grandi ingranaggi della macchina burocratica. Le green energy nostrane faticano a decollare e le cause non sono più un mistero. Le lacune normative che da anni accompagnano il settore sono state il terreno fertile per la crescita di una serie di ostacoli regolatori, amministrativi e culturali.

Vicende a volte paradossali come quella del impianto a biometano a San Filippo del Mela, in Sicilia, progetto di riconversione della centrale A2A ad olio combustibile, oggi bloccato dalla sovrintendenza. O quella della prima centrale eolica offshore italiana, a Taranto: il progetto, presentato nel 2008, ha ricevuto l’autorizzazione unica nel 2013 per poi scontrarsi con no del Consiglio comunale di Taranto. Oggi i lavori di realizzazione sono ancora in corso.

A raccontare i casi più rappresentativi è oggi Legambiente pubblicando la mappa delle rinnovabili bloccate, frutto del report “Scacco Matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni”. Il documento riporta alcuni dei casi più emblematici a livello nazionale di questa sorta di zavorre alla transizione energetica. Come ad esempio le moratorie di Abruzzo, Lazio e Calabria.

La prima su eolico e fotovoltaico, introdotta con la Legge Regionale n.8 del 23 aprile 2021, che prevede la sospensione delle installazioni non ancora autorizzate di impianti eolici e di grandi impianti fotovoltaici a terra, nelle aree agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità e/o di pregio paesaggistico-culturale. La seconda, quella prevista dal Lazio, riguarda l’eolico: con l’articolo 75 della Legge Regionale 14/2021 si prevede la sospensione alle autorizzazioni ai nuovi impianti eolici e solari a terra. Ad ottobre, il Consiglio dei ministri ha avviato l’iter per impugnare la Legge Regionale poiché contrasta con la normativa statale ed europea e lede il principio di leale collaborazione fra Stato e Regionale. In Calabria, con un moratoriaè stata disposta la sospensione di tutte le autorizzazioni per gli impianti eolici e gli elettrodotti.

Rinnovabili bloccate, tra cause e soluzioni

Il rapporto ricorda anche come tra le prime criticità per il comparto vi sia la mancanza di un quadro normativo unico e certo in grado di mettere ordine e indirizzare gli attori coinvolti nei processi di valutazione e autorizzativi. D’altra parte il principale riferimento – il DM sulle linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili – è un testo di ormai quasi 12 anni che non rispecchia le ultime evoluzioni del settore.

Ecco perché l’associazione chiede oggi la revisione del decreto con un inquadramento aggiornato e attraverso un lavoro congiunto tra MITE, MISE e Ministero della Cultura. Un aggiornamento che dovrebbe portare al varo di Testo Unico che semplifichi gli iter autorizzativi, definendo in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato. E fornendo tempi certi alle procedure. Di fondamentale importanza, sottolinea Legambiente, anche una maggiore partecipazione dei territori sia nell’individuazione delle strategie da attuare per il raggiungimento degli obiettivi climatici sia nella realizzazione e individuazione dei siti dove questi devono essere collocati.   

“Al momento – spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – le attuali regole e procedure portano i tempi medi per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico, ad esempio, a 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa. Tempi infiniti per le imprese, ma soprattutto per la decarbonizzazione che ha bisogno di un quadro normativo, composto da regole chiare, e semplici da applicare, e che dia tempi certi alle procedure ma anche di linee guida che indichino come le diverse tecnologie debbano essere realizzate pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050 quanto al modo migliore di integrarle nei territori. Inoltre è fondamentale mettere al centro le esigenze dei territori, passando per una partecipazione attiva e costruttiva degli stessi, in grado di far realizzare 9 GW di fonti rinnovabili l’anno da qui al 2030.  Il paesaggio è un bene comune e inevitabilmente sarà trasformato dalla presenza delle rinnovabili, ma questa trasformazione deve avere un valore positivo, con rinnovabili ottimamente integrate che è quello che tutti auspichiamo, e con ciminiere e gruppi di centrali termoelettriche che verranno smantellati”.

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