di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Ancora un “rinvio al taglio dei sussidi alle fonti fossili”. Niente si muove su quel fronte, e più in generale sulla promessa di Green deal, secondo Legambiente che punta il dito contro la ‘mancata’ norma in Legge di Bilancio: “Nel 2021 avremo nuovamente sussidi ambientalmente dannosi e incentivi all’acquisto di auto inquinanti; è l’ennesima occasione persa per dare un’accelerata alla transizione ecologica del Paese”.
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I sussidi in questione sono “stimabili complessivamente in 35,7 miliardi di euro, di cui oltre 21,8 miliardi sotto forma diretta e circa 13,8 miliardi in forma indiretta, sottratti a investimenti in innovazione ambientale e utili a uscire dalla crisi economica e sociale”.
“Sulla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi anche per quest’anno non se ne parla – osserva il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – è davvero un grave errore da parte del governo Conte 2 e della sua maggioranza in Parlamento che da un anno e mezzo parlano di Green deal italiano senza metterlo in pratica. In questa manovra, caratterizzata da una pioggia di bonus e di ‘aiutini’ in arrivo – continua Ciafani – è mancato il coraggio per accelerare la transizione ecologica e rilanciare il Paese con misure green che mettano davvero al centro l’ambiente, il clima e la fiscalità ambientale. Dal testo è scomparsa completamente l’eliminazione graduale dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, un tema sul quale il Governo aveva preso impegni precisi insieme alla plastic tax e alla sugar tax, entrambe rinviate”.
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Secondo Legambiente il governo “sta dimenticando l’altra grande emergenza planetaria, quella climatica. E’ assurdo che l’Italia continui a regalare euro a chi contribuisce a inquinare il Paese invece di premiare chi investe in innovazione ambientale: diamo più soldi alle fonti inquinanti che a quelle pulite e prevediamo bonus per l’acquisto delle auto alimentate a combustibili fossili invece di sostenere e incentivare solamente la mobilità sostenibile”. Inoltre Legambiente non condivide “la proroga di solo sei mesi del superbonus al 110%”.
“Ben venga invece il bonus per l’acquisto di auto elettriche e la norma che incrementa di 3 milioni di euro il fondo per la gestione delle aree marine protette”. Infine “preoccupa la situazione di stallo sulle attività di controllo ambientale già denunciata dal Sistema nazionale protezione ambientale”. Così come “i fondi per i comuni compresi nelle Zone economiche ambientali per l’educazione ambientale (8 milioni di euro), per promuovere il vuoto a rendere (10 milioni di euro), incentivare la tariffazione puntuale dei rifiuti (10 milioni di euro) e per l’acquisto di compostiere di comunità (10 milioni di euro) insieme al finanziamento di 9,4 milioni di euro per la ricerca e la formazione basata su soluzioni vegetali per accompagnare la transizione verde”, oltre “a un fondo di 1 milione di euro per sostenere le attività di recupero e cura della fauna selvatica dei centri gestiti dalle associazioni ambientaliste”.
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Ma, tra le altre misure giudicate positivamente, c’è “l’istituzione del Cis (Contratto di sviluppo istituzionale) per le aree colpite dal sisma del centro Italia con un finanziamento di 100 milioni che si accompagna alla stabilizzazione del personale. Si tratta di un primo segnale di rilancio economico per le terre del Centro Italia ferita dal sisma. Inoltre, per ognuna delle 4 Regioni del sisma è previsto un finanziamento di 15 milioni in tre anni di creazione e potenziamento dei centri di ricerca e ampliamento dell’offerta formativa universitaria”.
E’ invece sul fronte scuola che per Legambiente non si stanno facendo gli investimenti necessari: nonostante siano buone le misure per il potenziamento del personale di sostegno e la previsione di linee di finanziamento per l’edilizia scolastica, quello che manca però è “una visione di lungo respiro che investa davvero con interventi innovativi e strutturali”; e per quanto riguarda “il contrasto alla povertà educativa occorrono investimenti strutturali più consistenti”, perché “i 2 milioni previsti sono una cifra inadeguata”. E poi “preoccupa la situazione di stallo sulle attività di controllo ambientale già denunciata dal Sistema nazionale protezione ambientale”.
L’auspicio è che “il 2021 possa aprirsi nel segno di nuovi provvedimenti governativi ambiziosi che mettano davvero al centro la transizione ecologica del nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un’occasione cruciale per ridisegnare il volto dei prossimi anni dell’Italia, per questo ci auguriamo che il governo apra il 2021 coinvolgendo nel dibattito sul Pnrr anche le associazioni di cittadini, gli enti locali e le forze sociali, e non solo le società a partecipazione pubblica. È indispensabile uno sforzo collettivo per definire al meglio il progetto della nuova Italia post Covid”.