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Manovra: uso risorse accise e Iva nella transizione energetica raffinerie Sud

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Foto di My pictures are CC0. When doing composings: da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Utilizzo di una quota parte delle risorse provenienti dal gettito delle accise e dell’imposta sull’Iva per realizzare iniziative, in accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione nel Mezzogiorno, per promuovere adeguati investimenti per la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile. E’ questo lo spirito di un emendamento (presentato da Forza Italia, a firma dell’ex ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo) approvato – nel corso del lavoro della commissione Bilancio alla Camera – e entrato a far parte del testo della Manovra. Con la modifica, il ministero dello Sviluppo economico viene incaricato dell’attivazione della procedura per stipulare un accordo. Il totale delle risorse dovrebbe essere di 200 milioni di euro all’anno, a cominciare dal 2021; questo per 13 raffinerie, di cui 2 in versione ‘bio’, e circa 21mila occupati diretti.

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Ma la norma non passa inosservata. Il coordinamento ‘No triv’ si scaglia contro questo genere di contributi alla transizione del settore della raffinazione. “Maggioranza e opposizione si accordano ed approvano in commissione Bilancio un emendamento inizialmente accantonato, oggetto di riformulazione di un emendamento già cassato a luglio nel corso della discussione sul decreto ‘Rilancio’, che prevede nuovi sussidi al settore della raffinazione”.

“L’ammontare dei nuovi sussidi-aiuti di Stato – osserva il coordinamento ‘No triv’ – ce lo fornisce la Prestigiacomo nel testo dell’emendamento non riformulato, stimato in 200 milioni di euro l’anno a partire dal 2021. Il partito trasversale dell’Oil e gas, che vede uniti in un solo blocco forze di maggioranza e di opposizione, sindacati maggioritari ed Unem-Confindustria, sposa la linea degli aiuti di Stato a favore di un settore in crisi strutturale da almeno quindici anni a questa parte, ben rappresentato nelle principali aree di crisi ambientale del nostro Paese”, da Taranto a Gela, da Milazzo a Porto Torres, “in cui si registra un tasso di mortalità superiore del 4-5% rispetto alla media nazionale”.

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