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Trasparenza, informazione, partecipazione. Arriva il Manifesto per il dibattito pubblico

A scriverlo 14 associazioni, tra cui Wwf, Legambiente, Greenpeace, Cittadinanzattiva, Fridays for future. E' dedicato alle opere della transizione ecologica. E sarà inviato al premier Mario Draghi e ai ministri Roberto Cingolani e Enrico Giovannini. Confronto con i cittadini, spinta sulla qualità dei progetti, e rafforzamento della macchina amministrativa. Sciogliere i nodi dei tempi di approvazione delle opere e della scarsa qualità dei progetti

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Foto di fancycrave1 da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Più trasparenza, maggiore informazione, condivisione e partecipazione, e confronto con i cittadini su tutte le opere. Con una spinta sulla qualità dei progetti e il necessario rafforzamento della macchina amministrativa. E’ in sintesi il contenuto del ‘Manifesto per il dibattito pubblico sulle opere della transizione ecologica’, promosso da 14 associazioni tra cui il Wwf, Legambiente, Greenpeace, Acli, ActionAid, Arci, Cittadinanzattiva, Fridays for future, Unione degli Studenti.

Il Manifesto – fanno presente – verrà inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri competenti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a partire dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e dal ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili Enrico Giovannini.

Per accelerare la transizione energetica e sbloccare i cantieri – dicono – “occorre scommettere su trasparenza delle informazioni e qualità dei progetti in modo da poter garantire un confronto serio che consenta di affrontare e risolvere i problemi, ridimensionando lo spazio per il ‘nimby’ dei cittadini (not in my backyard, ossia non nel mio giardino), il ‘nimto’ degli eletti (not in my terms of office, non nel mio mandato)” e quello per le bufale.

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Senza contare che in Italia ci sono due nodi da sciogliere: “il problema dei tempi di approvazione delle opere” e “la scarsa qualità di molti progetti presentati. L’iter di valutazione ambientale è spesso rallentato, costretto a fermarsi perché mancano analisi, non si è proceduto al vaglio comparativo delle alternative a minore impatto e all’analisi costi-benefici anche dal punto di vista ambientale e sociale, e i progetti sono redatti in modo del tutto inadeguato. Se non si interviene per garantire progetti completi e approfonditi, si ritarda il lavoro delle commissioni di valutazione anche per i progetti più urgenti e fatti bene”.

Fondamentale sarà “garantire il dibattito pubblico su tutti i progetti di opere nel nostro Paese, compresi quelli della transizione ecologica, attraverso una procedura che permetta di stabilire tempi certi e il diritto dei cittadini ad essere informati, a potersi confrontare sui contenuti dei progetti, ad avere risposta rispetto alle preoccupazioni ambientali e sanitarie”. Inoltre bisognerà “rivedere la normativa sul dibattito pubblico e sull’inchiesta pubblica”. Allo stesso tempo non bisognerà dimenticare dirafforzare la macchina amministrativa di determinati settori, che deve essere in grado di istruire ed esaminare nel dettaglio e con competenze specifiche i progetti, nonché di relazionarsi con i portatori di interesse”.

Con il Manifesto le associazioni ricordano che “in Italia l’informazione dei cittadini e la partecipazione ai processi decisionali per l’approvazione di progetti non è garantita”. Dal momento che “nella scorsa Legislatura è stata approvata la procedura di dibattito pubblico per le nuove opere pubbliche ma l’iter di attuazione si è completato solo da pochi mesi e le soglie dimensionali previste per far scattare l’obbligo sono troppo elevate, per cui non si applica neanche per i progetti di autostrade, centrali a gas, elettrodotti o gasdotti“.

A questo si aggiunge il fatto che “lo scorso anno con il decreto Semplificazioni“, tenendo in considerazione l’emergenza sanitaria da Covid-19, si è data “la possibilità di derogare fino al 2024 alla procedura di dibattito pubblico”. E poi – mettono in evidenza – “l’inchiesta pubblica per i progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale, prevista per legge, non è mai stata applicata perché manca il regolamento attuativo, e non è obbligatoria”.

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“I progetti fatti bene hanno tutto da guadagnare da un confronto pubblico che permetta di spiegare le scelte, di rispondere a dubbi e domande, di approfondire gli aspetti ambientali e paesaggistici – rilevano le associazioni – realizzare questo confronto prima dell’inizio della procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) consente di affrontare le questioni aperte e di chiedere ai proponenti di dare seguito alle richieste di analisi più approfondite o di presentare alternative. In modo che alla fine dell’iter il decisore politico abbia tutte le informazioni necessarie a prendere una decisione sull’opera”.

“L’Italia – concludono – ha uno straordinario bisogno di accelerare nella direzione della decarbonizzazione del proprio sistema energetico e di una gestione circolare delle risorse naturali. Questa sfida”, che punta a una semplificazione e velocizzazione dell’iter autorizzativo per i progetti ‘verdi’, “presuppone di installare milioni di impianti” per le rinnovabili, la gestione e il riciclo dei rifiuti, la depurazione delle acque reflue”.