Tornato ieri a guidare il Brasile dopo i due mandati del 2003-2010, l’ex metalmeccanico che guida il Partito dei Lavoratori ha riattivato il fondo che coordina i progetti per la tutela e il ripristino della foresta tropicale e ha smantellato una parte dell’eredità del suo predecessore
In campagna elettorale, Lula aveva promesso di invertire la rotta rispetto a Bolsonaro
(Rinnovabili.it) – La politica più attiva contro la deforestazione come ministra dell’Ambiente. Ripristinato il Fondo Amazzonia. Via i decreti di Bolsonaro che hanno favorito le miniere illegali. Ristrutturato il Conama, il Consiglio nazionale dell’ambiente. Sono queste le primissime misure a sfondo ambientale con cui Lula presidente da poche ore ha scelto di iniziare il suo nuovo mandato in Brasile, il 1° gennaio, dopo aver già guidato il paese tra il 2003 e il 2010.
Con Lula presidente torna il Fondo Amazzonia
La misura più attesa era il ripristino del Fundo Amazônia. Sotto i primi due mandati di Lula presidente, infatti, la deforestazione è scesa ai minimi storici proprio per le politiche adottate dall’ex metalmeccanico alla guida del Partito dei Lavoratori brasiliano.
Il fondo creato nel 2008 era stato congelato durante il primo anno di governo Bolsonaro, ad aprile 2019. L’ex presidente aveva smantellato gli organi che gestivano le risorse finanziarie del fondo, rendendolo quindi inservibile. Ragione per cui Germania e Norvegia hanno subito interrotto le donazioni. Nel frattempo, 3,2 miliardi di reais -più o meno mezzo miliardo di euro- che erano già stati versati sono rimasti bloccati, inservibili. Lo scopo del fondo è appoggiare progetti che proteggono o ripristinano l’ecosistema della foresta tropicale ed è uno dei pilastri della strategia di Lula per invertire la rotta rispetto agli ultimi 4 anni.
Quattro anni durante i quali la deforestazione è tornata sui livelli di fine anni ’90, mentre l’Amazzonia è ormai diventata un emettitore netto: produce più CO2 di quanta ne riesce ad assorbire in molte aree. I dati per i primi 3 trimestri 2022 registrano 8590 km2 di foresta tropicale persi, l’equivalente dell’intera Umbria. Rispetto al 2021 il desmatamiento ilegal è cresciuto del 22,6%. Ad agosto, la deforestazione in Amazzonia aveva segnato addirittura +80% sullo stesso mese dell’anno precedente, un’area di oltre 1.600 km2 ovvero più di 9 volte Milano.
Le altre misure pro ambiente
Un altro decreto firmato a Capodanno da Lula, subito dopo la cerimonia di insediamento al Palazzo Planalto, riguarda il Conama. Bolsonaro aveva sostituito dei membri di questo organo riuscendo a far passare delle misure che rilassano gli standard di protezione ambientale in alcuni ambiti. Ad esempio, il Consiglio aveva revocato la protezione per le aree caratterizzate da mangrovie e aveva lasciato più margini negli standard ambientali per i progetti di irrigazione. Con il nuovo decreto, si dà tempo 45 giorni al ministero dell’Ambiente per ristrutturare il Conama. Ministero che sarà guidato da Marina Silva. L’attivista e politica ritorna a sedersi nell’ufficio che aveva già occupato tra 2003 e 2008.
Con un altro decreto, Lula ha cancellato alcuni provvedimenti presi da Bolsonaro che rendevano meno stringenti alcuni parametri di protezione ambientale, in un modo che ha facilitato l’espansione del fenomeno delle miniere illegali in Amazzonia, specialmente sui territori indigeni e nelle aree protette. Infine, un ultimo decreto rafforza la lotta alla deforestazione in Amazzonia, nel Cerrado e in altri biomi critici.