Dopo mesi di valutazioni e proteste a più livelli, il governo ha dato il via libera al progetto in Cumbria: 165 mln £ per 500 posti di lavoro. Fino al 2049, il sito emetterà 400mila t CO2 ogni anno
Dalla miniera di carbone usciranno 2,8 mln t di coke l’anno
(Rinnovabili.it) – Di fronte agli scioperi di massa dei minatori delle miniere di carbone nel 1984-85, Margaret Thatcher rispose che “non c’è alternativa” alla chiusura. La frase divenne famosa, quasi un’etichetta per l’allora premier britannica, e sicuramente definì un’era in cui le politiche neoliberiste iniziavano a mettere radici in Europa e i governi vivevano con fastidio crescente le richieste delle parti sociali. Il 7 dicembre il nuovo governo inglese di Rishi Sunak ha detto di nuovo la stessa frase. Stavolta, però, riguarda l’apertura di una miniera di carbone. La prima da 30 anni a questa parte sul suolo britannico.
Il back to coal scatta in un paese che solo un anno fa ha ospitato la COP26 al grido di ‘stop al carbone’. E che ancora poche settimane fa, con Alok Sharma, rimbrottava la presidenza egiziana della COP27 perché non aveva fatto abbastanza per dare un taglio alle fossili. Perché tornare indietro? L’apertura della miniera di carbone di Whitehaven, in Cumbria, una piccola città affacciata sull’isola di Man, era in discussione da molti mesi. A beneficiarne non saranno però le industrie di sua maestà.
A chi serve la miniera di carbone in Cumbria?
Il carbone che sarà estratto a Whitehaven è carbon coke e rifornisce le acciaierie. Quelle inglesi, però, hanno già abbastanza carbone e non ne hanno bisogno. Soprattutto, non di una qualità di materia prima ad alto tenore di zolfo. Discorso analogo per altri impianti produttivi in Europa. Così, non è ancora chiaro dove finiranno i circa 2,8 milioni di tonnellate di prodotto che sarà estratto ogni anno.
Le uniche certezze, per ora, riguardano investimenti e impatto sul clima. La miniera di carbone in Cumbria drenerà 165 milioni di sterline e creerà 500 posti di lavoro. Una volta in operazione, il sito genererà 400mila t di CO2 ogni anno. Il che equivale a mettere in strada 200mila veicoli a benzina in più. E la data di chiusura, che il governo ha fissato al 2049. Esattamente la stessa data scelta dal governo polacco per dire addio alla sua industria del carbone, che ricopre un ruolo ben più importante nell’economia nazionale.
Ed è proprio sulla base di questa data che Downing Street – nonostante la promessa di condurre una politica più verde – continua a ripetere che la miniera di carbone non è in contraddizione con la politica climatica nazionale, che prevede di arrivare a net-zero entro il 2050. Ma richiede anche un taglio dei gas serra del 78% entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990.