Rinnovabili • trattato globale sulla plastica Rinnovabili • trattato globale sulla plastica

L’ombra delle lobby sul trattato globale sulla plastica

Il G7 promette impegno a portare a casa un trattato globale sulla plastica entro l’anno prossimo. La società civile è scettica sul risultato

trattato globale sulla plastica
Via depositphotos.com

174 organizzazioni denunciano l’influenza delle delle compagnie fossili e petrolchimiche nei negoziati per un trattato globale sulla plastica 

(Rinnovabili.it) – Approvare il trattato sulla plastica, sì, ma come? Non basta la dichiarazione di intenti del G7 di Hiroshima a convincere la società civile. I leader globali hanno rimarcato il loro impegno a “porre fine all’inquinamento da plastica, con l’ambizione di ridurre a zero l’ulteriore inquinamento entro il 2040”. 

In quest’ottica, i capi di stato dei sette paesi più ricchi e potenti del mondo promettono di “proseguire e intensificare” le azioni basate sull’approccio globale al ciclo di vita dei prodotti. “Attendiamo con ansia il prossimo ciclo di negoziati a Parigi – scrivono nel comunicato finale – per completare il lavoro con uno strumento internazionale giuridicamente vincolante che copra l’intero ciclo di vita della plastica entro la fine del 2024 e chiediamo risultati ambiziosi”.

Il 29 maggio infatti comincerà un nuovo round di trattative in ambito ONU per un trattato globale sulla Plastica. A questo proposito, 174 organizzazioni ambientaliste e della società civile hanno inviato una lettera preoccupata all’UNEP, indirizzata alla direttrice esecutiva Inger Andersen e alla segretaria Jyoti Mathur-Filipp. Evidenziano il ruolo che le lobby fossili e petrolchimiche stanno avendo nel processo.

Parlano di “una grave minaccia” in grado di compromettere il raggiungimento di un buon impatto del trattato. “Per garantire che questa storica opportunità di arginare la crisi dell’inquinamento globale da plastica non venga compromessa, vi chiediamo di adottare misure urgenti”, scrivono le ONG.

Segue una lista della spesa: il primo punto è riconoscere che l’interesse pubblico a mettere fine all’inquinamento da plastica non è compatibile con quello privato a produrne ancora. Ovvio, ma forse non così tanto per i delegati dei paesi ONU. In secondo luogo, la richiesta è dotarsi di una politica contro il conflitto di interessi per limitare l’influenza degli interessi privati. Strano ma vero, ancora non c’è. Infine, la terza richiesta è adottare un approccio basato sui diritti umani e non sul commercio. Un vecchio vizio, quello della scelta sbagliata delle fonti del diritto, che rende la maggioranza degli strumenti sottoscritti in sede ONU (a partire dagli accordi per il clima e la biodiversità), poco vincolanti e trasformativi.
Per avere successo, il Trattato globale sulle materie plastiche dovrebbe invece essere “saldamente radicato in un approccio basato sui diritti umani – recita la lettera – che riduca le disuguaglianze, dia priorità alla salute umana e metta al centro la giustizia”.