Tra 2018 e 2020, l’Organizzazione ha veicolato 41 mld $ in sussidi fossili
(Rinnovabili.it) – L’OCSE ha “un’occasione irripetibile” per dare un taglio ai fiumi di denaro pubblico che veicola verso progetti oil&gas. Il forum annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, infatti, discuterà questa settimana una proposta per ridurre i sussidi fossili che vengono elargiti dalle agenzie di supporto al credito dei paesi membri. Sarebbe un segnale molto concreto e nella giusta direzione per accelerare la transizione. L’appello arriva da Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma, in un intervento pubblicato su Climate Home News.
“L’OCSE è composta da un gruppo di paesi prevalentemente ricchi, che collettivamente stabiliscono i propri standard su grandi questioni globali come la tassazione, il commercio e l’ambiente. Nonostante sia uno degli organismi commerciali più influenti al mondo, le decisioni dell’OCSE spesso avvengono a porte chiuse”, lamenta Dixson-Declève.
41 mld $ di sussidi fossili in 3 anni
I volumi di sussidi fossili che potrebbero essere intaccati dal vertice OCSE sono molto elevati. Solo tra il 2018 e il 2020, calcola la co-presidente del Club di Roma, le agenzie di credito all’esportazione dei paesi OCSE hanno fornito più finanziamenti pubblici internazionali per i combustibili fossili di qualsiasi altra istituzione finanziaria pubblica. Anche più della Banca Mondiale. In tutto, il flusso di denaro arriva a 41 miliardi di dollari. “Ogni anno spendono cinque volte di più in combustibili fossili che in progetti di energia rinnovabile”, sottolinea Dixson-Declève.
La maggior parte di queste risorse viene convogliato in grandi progetti di estrazione di gas fossile in tutto il mondo. Progetti che, senza il generoso supporto dell’OCSE, in molti casi dovrebbero essere accantonati. Negli ultimi 10 anni verso il settore del gas i finanziamenti dei paesi membri sono arrivati a 80 miliardi di dollari.
“I progetti includono il gasdotto Vaca Muerta in Argentina, una bomba al carbonio che minaccia di rilasciare 50 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nel corso della sua vita; e 14 miliardi di dollari in prestiti e garanzie per un controverso progetto GNL in Mozambico. Il GNL viene spesso citato come combustibile ponte nella transizione verso l’energia pulita, ma la realtà è l’opposto. Disponiamo già di più infrastrutture GNL di quelle che possiamo utilizzare per rimanere entro limiti climatici sicuri”, rimarca Dixson-Declève. Che ricorda il monito dell’Agenzia internazionale per l’Energia, lanciato nel 2021 e ribadito quest’anno: per stare sotto la soglia degli 1,5 gradi non bisogna più investire in nuovi progetti fossili di carbone, petrolio e gas.