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Litio, silicio, cobalto. Urso: verso il Critical Raw Materials Act italiano

Riunito oggi nella sede del MIMIT il terzo “Tavolo Tecnico Nazionale per le materie prime critiche”. Impegno per il riavvio del settore minerario tutelando l'ambiente

Critical Raw Materials Act italiano
Credits: MIMIT

(Rinnovabili.it) – Non c’è transizione energetica senza materie prime critiche. E non ci sono materie prime critiche senza un un buon piano che ne assicuri la disponibilità in linea con la crescita della domanda. Lo sa bene anche l’Italia che sul tema sta portando avanti diverse iniziative a livello nazionale e non. Uno dei primi obiettivi del Belpaese è redigere il Critical Raw Materials Act italiano, quadro normativo che, sulla falsariga dei quello europeo, dovrebbe mettere a sistema una nuova gestione sostenibile dei minerali critici e strategici. Sull’atto sta lavorando il Tavolo Tecnico Nazionale, incontratosi oggi per la terza volta.

Sotto la guida del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il tavolo delle materie critiche mette a confronto i rappresentanti governativi, compresi quelli del ministero degli Affari Esteri, con quelli Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), delle agenzie per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e Spaziale Italiana (ASI), dell’ISTAT e dell’ISPRA. Aprendo ovviamente le porte anche alle rappresentanze dei centri di ricerca, dei consorzi di filiera e delle associazioni di categoria della filiera.

Obiettivo? Rafforzare il coordinamento tra i vari soggetti coinvolti e le proposte formulate, al fine di definire una strategia nazionale chiara, concreta e concertata. Il punto di partenza è ovviamente la legge sulle materie prime critiche e strategiche su cui, in questi giorni, i colegislatori europei hanno raggiunto un accordo politico.

Due giorni fa, in sede di ultimo trilogo, è stato raggiunto un accordo su un testo di compromesso provvisorio relativo alla proposta di Regolamento sulle materie prime critiche, che ora dovrà essere confermato dal voto del Consiglio e del Parlamento per essere cristallizzato“, ha ricordato il ministro Urso in apertura dei lavori. “L’Italia, grazie anche a questo Tavolo, ha contribuito in modo effettivo ai negoziati, registrando risultati positivi, come l’inclusione dell’alluminio nella lista delle materie prime strategiche o il compromesso raggiunto sotto i profili dei benchmark di trasformazione e riciclo“.

Come ha ricordato il ministro nostro l’impegno nazionale continua anche dentro i confini del Belpaese attraverso le riforme del Critical Raw Materials Act italiano. L’atto, spiega Urso, si propone di creare un quadro normativo di riferimento “per la gestione delle materie prime critiche in Italia, conciliando l’obiettivo di riavviare il settore minerario, anche attraverso lo snellimento e la riduzione dei tempi per le procedure autorizzative, con la tutela ambientale”. 

Sul fronte internazionale continua invece il format trilaterale di politica industriale tra Italia, Francia e Germania, ma soprattutto le discussioni sul tema all’interno del G7. L’ultimo incontro in tal senso – la riunione dei ministri di clima e ambiente tenuta lo scorso aprile a Sapporo – aveva proposto un “Piano in cinque punti per la sicurezza dei minerali critici”. Quali punti? La necessità di prevedere l’offerta e la domanda a lungo termine, la creazione di catene di approvvigionamento minerali responsabili, lo sviluppo di capacità di riciclaggio, la promozione dell’innovazione per lo sviluppo di materiali sostitutivi e la preparazione a interruzioni dell’approvvigionamento a breve termine.

In questo contesto, ha rivelato Pichetto, “anche in vista del G7 italiano, una proposta che faremo al Presidente del Consiglio sarà quella di contribuire con i nostri tecnici, all’implementazione del ‘Five Points Plan’ sui minerali critici sottolineando la necessità di promuovere azioni di cooperazione dei Paesi G7 con i paesi terzi – con particolare attenzione all’Africa – per promuovere una crescita sostenibile anche grazie al ruolo offerto dalle tecnologie per la decarbonizzazione”.