La stima dei primi 214 giorni di conflitto in Ucraina è di 100 Mt CO2e
(Rinnovabili.it) – Cento milioni di tonnellate di CO2 equivalente. In appena sette mesi. Un volume di gas serra uguale a quello emesso da un paese come l’Olanda nello stesso periodo. O 1/3 delle emissioni dell’Italia in un anno intero. Ecco quanto vale l’impatto sul clima della guerra in Ucraina nei primi 214 giorni di conflitto.
A calcolarlo è un rapporto preparato da Climate Focus, che è stato anche presentato in un side event durante la COP27 di Sharm. Il primo studio che usa una metodologia solida per stimare in modo sistematico i gas climalteranti che sono dovuti all’invasione russa dell’Ucraina. Un aspetto non secondario nel computo, più generale, delle ricadute ecologiche del conflitto. Su cui Kiev sta lavorando, raccogliendo dati in modo sistematico, con l’intenzione di avere una solida base di evidenze per il conto delle riparazioni di guerra a Mosca quando le armi taceranno.
Case, ponti, ospedali
Chiedersi qual è l’impatto sul clima della guerra in Ucraina fa soprattutto emergere un carattere del conflitto – di tutti i conflitti contemporanei – davvero centrale. La guerra non è mai, soltanto, uno scontro tra due eserciti: al contrario, colpisce in misura preponderante i civili. Circa metà delle emissioni di gas serra imputabili direttamente alla guerra in Ucraina, infatti, è da attribuire alla futura ricostruzione dei soli edifici civili e delle infrastrutture distrutti tra il 24 febbraio e il 1° novembre. Si tratta di 48,6 Mt CO2e (milioni di tonnellate di CO2 equivalente), di cui 28 (quasi il 60%) relative a edifici residenziali.
Al secondo posto troviamo gli incendi con oltre 23 Mt CO2e e una quota pari al 24,4% del totale. Per calcolarne l’impatto, gli autori dello studio hanno fatto affidamento sui dati satellitari del sistema di monitoraggio europeo EFFIS.
L’impatto sul clima della guerra in Ucraina: il peso degli eserciti
Terza fonte di gas serra per importanza sono le operazioni belliche propriamente intese. “I combustibili fossili sono una componente essenziale delle operazioni militari, in quanto vengono utilizzati da carri armati e veicoli corazzati, aerei, altri veicoli militari, nonché dai veicoli logistici che trasportano munizioni, soldati, alimenti e altri carichi generici”, sottolinea il dossier. Il totale sfiora le 9 Mt CO2e, di cui l’80% abbondante dipende da trasporto truppe, rifornimenti e mobilità dei mezzi militari.
Infine, il rapporto dà una stima delle emissioni legate allo spostamento di sfollati interni e profughi oltre confine. Decisamente contenute rispetto alle altre fonti (sono l’1,4% del totale), anche se riguardano oltre 6 milioni di persone.
Nel conteggio finale, gli autori scelgono di includere anche la fuoriuscita di metano dal gasdotto Nord Stream 1 e 2, danneggiati – forse irrimediabilmente – da un sabotaggio il 27 settembre. Nonostante l’entità del leak di CH4 sia stata molto elevata, questo evento pesa appena per il 15% del totale dell’impatto sul clima della guerra in Ucraina.
Ricostruzione verde?
“Le opportunità di ripresa verde dovrebbero essere studiate e concretizzate come parte degli sforzi internazionali per sostenere la ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra”, si legge nel paragrafo conclusivo. “Tali opportunità potrebbero includere l’utilizzo di materiali a basse emissioni di carbonio per la ricostruzione delle infrastrutture civili danneggiate e distrutte, il sostegno alla generazione distribuita di energia rinnovabile e all’immagazzinamento di energia e l’uso di strumenti di finanza climatica per attrarre ulteriori investimenti”.