La sentenza sulla lignite di Turow fa infuriare Varsavia
(Rinnovabili.it) – Di trattare con la Repubblica Ceca non se ne parla. Meglio impiegare il tempo a preparare nuove prove per ribaltare la sentenza della Corte europea di giustizia. La Polonia accoglie furibonda il parere del massimo tribunale europeo che ha decretato la chiusura della miniera di lignite di Turow.
Il sito è da mesi al centro di un braccio di ferro tra Varsavia e Praga. La miniera si trova nella Bassa Slesia, a poca distanza dal confine ceco. La Polonia a inizio anno ha deciso di espandere le attività allungando la licenza fino al 2044 ma non ha consultato il vicino. Così Praga ha portato il caso di fronte alla Corte europea di giustizia. Secondo Praga la miniera inquinerebbe le falde acquifere della regione ceca di Liberec, appena di là dal confine, e avrebbe altri impatti negativi sull’ambiente. In particolare, colpirebbe le città di Frydlant e Hradek.
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Lo stop decretato dal tribunale UE è soltanto una misura temporanea, in via cautelativa in attesa della sentenza definitiva. Ma la Polonia teme che da un breccia, per quanto piccola, nella sua politica energetica, possa scaturire una transizione energetica “selvaggia”, come si è lamentata su Twitter la PGE, azienda statale polacca che gestisce la miniera di Turow con annessa centrale.
La Polonia, come molti altri paesi est europei, è fortemente dipendente dal carbone e sta negoziando con Bruxelles una transizione molto graduale che faccia perno più sul gas e sul nucleare che sulle rinnovabili. Il carbon fossile costituisce il 48% del mix elettrico polacco, mentre la lignite occupa una quota del 17%.
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Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha descritto la decisione della corte come “pericolosa”, sottolineando che lo stop potrebbe sollevare “potenziali minacce ambientali, perché potrebbe persino minacciare una catastrofe ambientale”. In più, il fermo delle attività metterebbe a rischio “la sicurezza energetica della Polonia” e il destino delle “5.000 persone che vi lavorano”.