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L’equilibrio nel rapporto tra uomo e sistemi viventi? Passa da più diritti ai non-umani

Rapporto tra uomo e sistemi viventi: “Diamo diritti ai non-umani”
Photo by Brad West on Unsplash

Nel prossimo futuro il rapporto tra uomo e sistemi viventi provocherà nuove opportunità e rischi

(Rinnovabili.it) – Per riportare in equilibrio il rapporto tra uomo e sistemi viventi bisogna riconoscere diritti anche agli animali non umani e ad altre entità naturali come boschi e fiumi. Senza un quadro legale al passo con l’età in cui viviamo, che tenga conto della crisi climatica e delle possibilità delle biotecnologie, l’umanità non sarà in grado di affrontare le nuove sfide. Lo sostiene un rapporto della Law Society britannica dal titolo “Law in the emerging Bio-age”.

Nel prossimo futuro il rapporto tra uomo e sistemi viventi “provocherà nuove opportunità e rischi che richiederanno una supervisione e nuove regolamentazioni, diversi obblighi contrattuali e la creazione di nuove alleanze e conflitti quando i diritti delle diverse comunità umane e degli stessi sistemi naturali saranno messi in discussione”, spiegano gli autori.

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Tre i macro argomenti individuati nel rapporto, che usa la tecnica dell’horizon scanning per analizzare le sfide emergenti a lungo termine. Il primo è quello dei “New understandings”, dove gli autori indagano il potenziale delle nuove biotecnologie: dai bio-robot che gestiscono il materiale cellulare del paziente durante una procedura medica ai materiali bioattivi impiegati in cosmetica. L’estrazione di dati scende a livello cellulare. “Queste scoperte hanno un enorme potenziale per il progresso e possono anche essere usate come armi o abusate per fini di sfruttamento. È necessario esaminare l’efficacia della regolamentazione delle biotecnologie e della mitigazione dei rischi per una serie di settori”, sostiene il rapporto.

Il secondo gruppo di argomenti, chiamato “Second chances”, riguarda il rispetto dei limiti del pianeta. L’assunto di partenza è che il modello economico in vigore abbia prodotto lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali cui assistiamo oggi, da cui la crisi climatica e la crisi di biodiversità che gettano un’ombra sul futuro del pianeta. Qui un aspetto centrale è riscrivere i confini giuridici del rapporto tra uomo e sistemi viventi comprendendo i limiti di adattamento di questi ultimi. In questo senso, il rapporto sostiene che uno strumento valido è formalizzare il crimine di ecocidio.

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Infine, i diritti per non umani. “Sono già stati concessi diritti (e altri sono stati richiesti in diverse giurisdizioni a livello globale) per elefanti, alberi, fiumi, ecosistemi e paesaggi. I diritti per i non umani comunicano la nostra dipendenza dalla natura e un ruolo più importante nel processo decisionale”, sostengono gli autori. Ma resta un bias di fondo: tendiamo ad accordare diritti o a batterci per cause che coinvolgono esemplari “carismatici” e, con le nostre scelte, sottintendiamo che esista una gerarchia tra le specie viventi. Inoltre, tendiamo a catalogare tutto in termini binari e ad agire di conseguenza: nativo o alieno, giovane o vecchio, attrattivo o repulsivo, raro o comune. Superare questi nostri limiti è ciò che può ripristinare un rapporto sostenibile con il resto della natura.

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