Rinnovabili • Legge sul Ripristino della Natura: ok all’ultimo pilastro del Green Deal Rinnovabili • Legge sul Ripristino della Natura: ok all’ultimo pilastro del Green Deal

Alta tensione a Strasburgo: la Legge sul Ripristino della Natura passa per 12 voti

Nell’emiciclo il tentativo di bocciare in blocco la proposta della Commissione su cui si regge metà del Green Deal viene fermato con 324 voti contro 312. Parte dei popolari ha votato contro l’indicazione del partito. Poi il testo emendato – e indebolito – viene approvato con 36 voti di scarto. Sarà la base di partenza per i negoziati con il Consiglio

Legge sul Ripristino della Natura: ok all’ultimo pilastro del Green Deal

Sconfitto il PPE di Weber che ha tentato l’abbraccio con l’estrema destra per affossare la Nature Restoration Law

(Rinnovabili.it) – La grande spallata del PPE alla Legge sul Ripristino della Natura è andata a vuoto. Al suo architetto, il capogruppo dei popolari europei Manfred Weber, sono mancati 12 voti. Nell’aula di Strasburgo, il voto per cestinare la proposta della Commissione che contiene il pilastro del Green Deal dedicato alla biodiversità e agli ecosistemi è finito 324 a 312. Una maggioranza risicatissima, che basta però per far avanzare il dossier (il voto specifico sulla legge è poi passato con 336 sì, 300 no e 13 astenuti): dal 19 luglio partiranno i negoziati finali tra Europarlamento e Consiglio.

Cosa prevede la Legge sul Ripristino della Natura

La misura-cardine della Legge sul Ripristino della Natura introduce l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% del suolo e dei mari europei entro il 2030, per poi raggiungere il 100% nel 2050. Contiene delle misure per migliorare lo stato di conservazione e di funzionamento dei principali ecosistemi, inclusi quelli agricoli e quelli urbani, e degli habitat naturali più importanti per la biodiversità. Inoltre, la Nature Restoration Law contiene delle misure per migliorare la diffusione e la resilienza degli insetti impollinatori, essenziali per la biodiversità come per l’agricoltura, e degli obiettivi per la rimozione delle barriere fluviali inutili.

Secondo il PPE, nel complesso queste misure avrebbero reso la vita impossibile agli agricoltori e avrebbero creato difficoltà anche su altri fronti, come l’installazione di turbine eoliche e di dighe. Timori che persino i settori industriali di riferimento avevano smentito. Con la sola – grande – eccezione dell’agribusiness. A conferma dell’abbraccio solidissimo tra i popolari e il mondo dell’agricoltura industriale rappresentato dal sindacato europeo COPA-COGECA.

Un voto simbolico

Perché un voto così spaccato, se sugli altri provvedimenti fondamentali per il Green Deal l’intesa tra popolari e social-democratici ha sempre retto in questi 5 anni? Sulla Legge sul Ripristino della Natura il PPE ha costruito una manovra tutta politica che ha polarizzato la discussione e ha messo in secondo piano l’ambiente per “testare” la possibile intesa politica con i gruppi che nell’Europarlamento fanno riferimento all’estrema destra. Alle elezioni europee del prossimo anno questi gruppi dovrebbero aumentare il loro peso a Bruxelles e il PPE sta cercando di posizionarsi per tempo. Anche a costo di mandare all’aria il Green Deal.

Le reazioni

Una “vittoria collettiva e sociale” quella ottenuta a Strasburgo, secondo il relatore della proposta, il socialista César Luena. A cui fa eco l’esultanza dei Verdi/EFA: “Abbiamo vinto la battaglia per salvare la biodiversità e il clima. Questa lotta per la #NatureRestorationLaw dimostra che tutti coloro che credono in un futuro per la natura sono connessi, organizzati e non si arrendono facilmente”, scrivono su Twitter. Mentre i risvolti politici e lo scacco del PPE sono “un vero momento di gioia” per il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, Pascal Canfin: “Abbiamo appena approvato la legge sul ripristino della natura. Siamo all’altezza delle aspettative delle generazioni future! L’operazione dell’estrema destra e di Manfred Weber è fallita. Un vero momento di gioia!”.

Meno baldanzosa la reazione di alcune associazioni della società civile. Greenpeace parla di “costo molto elevato” perché la versione della legge che è stata approvata è molto indebolita, visto che il Parlamento europeo ha “sacrificato molti impegni e obiettivi qualificanti”. Il riferimento è all’emendamento che ha cancellato tutte le misure più ambiziose per il ripristino della natura nei terreni agricoli, a quello che ha cestinato la tutela degli impollinatori, e alla modifica che impone di realizzare una valutazione d’impatto sulla sicurezza alimentare della legge prima che questa entri in vigore. Gli stessi emendamenti vengono stigmatizzati da Birdlife.

Gli emendamenti approvati

In effetti, il nuovo testo emendato della legge è solo la pallida copia di quello proposto dalla Commissione. Nonostante non sia riuscito ad affossare tout court il provvedimento, il PPE lo ha comunque depotenziato molto. Ecco i principali emendamenti approvati:

Target suoli agricoli – Il PPE ha blindato l’agribusiness cancellando completamente l’art.9. Prevedeva target specifici al 2030, 2040 e 2050 per il ripristino dei suoli agricoli derivati da torbiere prosciugate. Disponeva l’obbligo di risultati progressivamente migliori sui suoli agricoli rispetto ad alcuni indicatori.

Target intermedi – L’Europarlamento ha anche passato il bianchetto sui target intermedi per tutti i tipi di suoli e aree marine. Cambia anche il linguaggio, ora ammorbidito: prima obbligava gli stati ad adoperarsi per raggiungere i target specifici, ora si limita a dire che gli stati si devono “sforzare”. Cade qualsiasi obbligo, basterà dimostrare che c’è un trend di miglioramento, per quanto minimo. L’art. 4.6 prevede addirittura che sia sufficiente che l’estensione di alcuni habitat in buono stato di conservazione “non diminuisca significativamente nel tempo”.

Ecosistemi urbani – Via anche i target specifici per gli ecosistemi urbani e l’aumento degli spazi verdi e la copertura arborea. Resta l’obbligo di raggiungere un “trend in crescita” in tutti questi ambiti, anche sfruttando tetti verdi e verde integrato nelle infrastrutture urbane. La Commissione proponeva che gli spazi verdi urbani crescessero del 3% al 2040 e del 5% al 2050 a livello nazionale rispetto al 2021; che la copertura arborea salisse del 10% entro il 2050 in tutte le città e i paesi.

Barriere fluviali – Limato al ribasso il target di ripristinare il libero scorrimento di 25mila km di fiumi europei. Il nuovo obiettivo è 20mila km.

Strategia sulla biodiversità – Sparisce il riferimento a raggiungere uno degli obiettivi della strategia, cioè coprire il 10% delle aree agricole con paesaggi ad alta diversità al 2030. Inserito invece un altro obiettivo della strategia, quello di piantare 3 miliardi di alberi entro fine decennio.

Nessuno tocchi la PAC! – L’Europarlamento chiede alla Commissione di trovare fonti di finanziamento aggiuntive per aiutare gli stati a raggiungere gli obiettivi della Legge sul Ripristino della Natura. Ma un emendamento del PPE specifica che in nessun caso potranno essere usati i fondi della PAC. Anche se, in teoria, gli ecoschemi della politica agricola comune dovevano servire proprio a questo: al ripristino degli ecosistemi.

Rinnovabili – Un nuovo articolo, il 5a, stabilisce che in caso di conflitto tra ripristino della natura e installazione di nuova capacità rinnovabile, quest’ultima sia considerata interesse pubblico prevalente.

Clausole di sospensione – Gli stati non sono tenuti a rispettare la Nature Restoration Law in caso di “circostanze socioeconomiche eccezionali”. Quali? Basterà un aumento dei prezzi del cibo del 10% o una riduzione della produzione agricola del 5%.