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Nuovi grattacapi per lo stratega Timmermans sulla legge sul clima UE

Legge sul clima UE: ancora litigi, Timmermans cambia strategia
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Consiglio e Parlamento ancora distanti sulla legge sul clima UE

(Rinnovabili.it) – Le differenze di vedute tra Consiglio e europarlamento sono ancora molte. Così tante che il vide presidente della Commissione Frans Timmermans sta pensando di cambiare approccio. Non più negoziati su ciascun singolo punto della legge sul clima UE, ma affrontare tutte le questioni in un pacchetto unico. Un modo per segnalare ai due litiganti che tutti dovranno cedere qualcosa, e evitare che si perda troppo tempo restando incagliati su singoli aspetti della legge.

Ci sono ancora “una serie di questioni politicamente delicate in cui le posizioni del Consiglio e del Parlamento sono ancora molto lontane tra loro”, motivo per cui “sarà difficile, se non impossibile, discutere questi problemi in isolamento”, ha detto Timmermans ripreso dal portale Euractiv.

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La partita sulla legge sul clima UE è già andata ben oltre i tempi supplementari. Adesso il tempo sta per scadere. La Commissione vuole assolutamente avere l’ok definitivo sul testo prima del 22 aprile. In quella data si terrà il summit sul clima voluto dagli Stati Uniti e l’UE ha bisogno di una carta pesante da mettere sul tavolo per tenere in mano il pallino della diplomazia climatica.

Altrimenti si rischia l’inverosimile: Bruxelles senza nient’altro in mano che qualche promessa, e Washington che invece può sventolare l’obiettivo della neutralità climatica entro metà secolo (Biden ha promesso che l’impegno sarà preso in tempo per l’incontro).

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“Credo che ora dobbiamo spostare i negoziati al livello successivo e vedere come possiamo avere un approccio più olistico che guardi all’intero pacchetto delle questioni aperte, è chiaro che ora dobbiamo chiudere rapidamente questi negoziati in ordine per consentire a tutti noi di concentrarci sul prossimo pacchetto legislativo “, chiosa Timmermans.

I punti contesi restano i soliti. Ancora nessun accordo sul nodo principale, l’obiettivo di taglio delle emissioni al 2030 rispetto ai valori del 1990. L’europarlamento vuole il 60% e l’ha votato in aula strappando un compromesso già al ribasso per tener conto delle resistenze dei popolari. Il Consiglio, che riunisce i capi di Stato e di governo dei Ventisette, non ha alcuna intenzione di alzare la soglia oltre il 55% deciso in una sofferta maratona notturna lo scorso dicembre, con i paesi dell’Europa orientale che hanno strappato concessioni a non finire e che adesso potrebbero far saltare il banco se si cambia qualche dettaglio. Timidi progressi si registrano invece sul budget di gas serra e sulla creazione di un comitato scientifico europeo di consulenza sul cambiamento climatico.

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