Il 17 giugno il Consiglio UE ha approvato la Legge sul Ripristino della Natura
Il Piano nazionale per il ripristino degli ecosistemi italiani sarà pronto entro 2 anni e prevederà una fase di “consultazione e partecipazione pubblica” con il coinvolgimento “di tutti gli attori interessati”. Sarà integrato con le iniziative esistenti, incluse quelle finanziate dal PNRR, ed è fondamentali che individui linee di finanziamento adeguate per “evitare l’accrescimento degli oneri per i vari settori coinvolti”. Sono i binari lungo i quali il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica farà correre l’attuazione della Legge sul Ripristino della Natura, provvedimento cardine della strategia UE per la biodiversità e pilastro del Green Deal che ha ottenuto il via libera finale nei giorni scorsi dal Consiglio. Dopo un lungo braccio di ferro e con il voto contrario dell’Italia.
Cosa prevede la Nature Restoration Law?
La Nature Restoration Law obbliga i Ventisette a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030 (incluse foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali corallini), e il 100% degli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Anche se il regolamento UE lascia molta flessibilità agli Stati – tra cui la possibilità di derogare dagli obblighi in “circostanze eccezionali” – prevede che ogni paese membro predisponga entro il 2026 un piano nazionale di ripristino con le misure che intende adottare per raggiungere questi obiettivi. Il piano dovrà essere presentato a Bruxelles, che potrà effettuare dei rilievi di cui i paesi dovranno tener conto nella versione definitiva del piano.
Legge Ripristino Natura, le priorità dell’Italia
Il piano nazionale di ripristino dell’Italia conterrà le azioni da intraprendere “sino a giugno 2032” e dovrà essere sottoposto a valutazione ambientale strategica, specifica il titolare del MASE, Gilberto Pichetto, durante il question time alla Camera il 19 giugno. Oltre alla fase di consultazione pubblica, l’altro criterio guida del piano sarà “l’approccio multidisciplinare” per individuare quali misure sono necessarie, anche rispetto alle iniziative già in corso a livello nazionale e regionale “nell’ambito della Rete Natura 2000”.
“Il MASE sta già partecipando alle riunioni con la Commissione europea e con gli altri Stati membri al fine di definire il format del Piano”, dettaglia Pichetto, specificando che l’Italia darà priorità al dare continuità alle misure del PNRR dell’Ecosystem restoration, 37 interventi su larga scala relativi a fondali e habitat marini, tra attività di tutela, la creazione di meccanismi di monitoraggio e una mappatura degli ecosistemi coinvolti.
“Le azioni del Piano dovranno conciliare la sostenibilità economica, ambientale e sociale degli interventi e le definizioni di appositi finanziamenti, anche di carattere europeo”, aggiunge il ministro, per evitare che l’attuazione della Legge sul Ripristino della Natura gravi economicamente sui settori e attori coinvolti. Un punto, quello dell’onere eccessivo per gli stakeholder, che è alla base del no dell’Italia a un regolamento che, sottolineava la vice-ministra Vannia Gava a caldo dopo l’ok, “impatta negativamente sul settore agricolo dell’Unione, accrescendone gli oneri economici ed amministrativi. Non possiamo ignorarlo”.
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