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Ambientalisti aprono il ciclo di audizioni sulla legge di bilancio: Segnali tutti negativi

Ambientalisti aprono il ciclo di audizioni sulla legge di bilancio: Segnali tutti negativi
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

di Roberto Antonini

Questa settimana si è avviata la sessione di bilancio. Le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato hanno avviato da stamattina le audizioni sul testo della manovra che si concluderanno giovedì con l’audizione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Hanno aperto le audizioni, già stamattina alle 9, alcune sigle della galassia ambientalista e sociale: Legambiente, Wwf, Ecco. Cosa ne pensano? Niente di buono, visto che parlano di “segnali tutti negativi” aggiungendo che la “manovra è preoccupante”, ricordando che “le sfide di oggi non possono ignorare la questione energetica e la questione della decarbonizzazione”, perché se ciò accadesse sarebbe un danno per la competitività delle imprese e per i bilanci delle famiglie.

“Eventi meteorologici estremi che stanno colpendo sempre più spesso l’Italia, e il Mediterraneo è l’area del pianeta il cui riscaldamento sta aumentando molto più media. Questa estate siccità, in autunno tanti territori alluvionati, così come a inizio estate. Sono eventi catastrofici, abbiamo visto immagini di grande rabbia in Spagna, e dobbiamo evitare trascenda in violenza, scienziati e buon senso ci dicono che sempre più spesso accadranno eventi del genere. Dobbiamo cambiare passo, servono azioni semplici da dirsi e meno a farsi, mitigazione, riduzione emissioni e uso fossili, adattamento per preparare terreni, e dal punto di vista sociale attenzione a fasce più fragili che perdono di più”, ha esordito Maria Maranò, della Segreteria nazionale Legambiente.

“La domanda è se la legge di Bilancio debba occuparsi di tutto questo o quantomeno dare segnali. Ma leggendo articolato e tabelle vediamo che i segnali vanno nel verso contrario rispetto all’accelerazione”, denuncia Maranò. “Stiamo decelerando invece, e questo ci preoccupa di più. Vorremmo vedere investimenti industriali, innovazione produttiva, economia circolare, mobilità pubblica, efficienza energetica, rigenerazione del settore automotive, filiera produttiva delle rinnovabili. Stiamo parlando di politiche industriali non di mancanza di crescita, e abbiamo visto che ci sono opportunità occupazionali. Ma su tutto questo oltre all’investimento nel gas vediamo solo tagli. Non solo aumento delle risorse ben utilizzate ma tagli”.

Infatti, sul fronte dell’emergenza climatica, “rispetto all’adattamento, è previsto un fondo ricostruzione a partire dal 2027 da 1,5 miliardi, vorrei ricordare che il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato oltre dieci mesi fa non ha coperture”, avverte Maranò. “Se non finanziamo quel piano, quel fondo di 1,5 miliardi non ci basterà assolutamente: investire solo nella ricostruzione senza intervenire nella prevenzione è un grande danno”. Ciò detto, “non solo non si finanzia messa in sicurezza territori ma ci sono tagli, su prevenzione del rischio idrogeologico su piano nazionale su risorse idriche, è una sequela di segni meno a parte le spese sul personale”, infatti “se accanto ai tagli dei ministeri mettiamo anche quelli degli enti locali a noi sembra quasi un’ecatombe nel 2025 e peggio nel 2026 e 2027”.

Certo, si potrebbe obiettare che non si sa dove prendere le risorse necessarie. “Abbiamo miniere a cui attingere”, segnala la rappresentante di Legambiente, “ci sono i SAD, i Sussidi ambientalmente dannosi, e la Manovra da questo punto di vista è molto timida. L’art. 7 che se ne occupa parla semplicemente di 175 milioni per il 2025. Bene si intervenga, ma rischiamo un’infrazione UE perché continuiamo a dare incentivi a caldaie a gas, e l’Unione europea dice che dal 2025 non è più possibile dare incentivi a impianti di riscaldamento che usano fossili. Poi dobbiamo finanziare la mobilità pubblica, bus e metro, perché non si debba comprare una grande macchina elettrica”, conclude Maranò, ma “tutto questo non accade e continuiamo a finanziare il ponte sullo Stretto che non ha ancora una relazione economico finanziaria dell’opera”. Insomma, “segnali tutti negativi”.

Critiche cui si associa Ilaria Scarpetta, dell’ufficio Affari istituzionali del WWF. “La manovra è preoccupante”, attacca, “alla categoria cultura, ambiente e qualità della vita si continua a dedicare una mera spesa dello 0,8% del bilancio statale, con le spese di competenza del MASE si attestano allo 0,4% nel 2025”. Tutto ciò in un “contesto generale e di effetti della crisi climatica sempre più evidenti”. Ora “siamo a cavallo tra la COP16 sulla biodiversità e la COP29 sul clima, dove anche il nostro governo deve avere un ruolo importante e portare avanti un’azione più coraggiosa per la transizione ecologica”.

In tutto ciò “l’auspicio è che si dia seguito alla modifica dell’art 41 della Costituzione del 2022”, dice Scarpetta. Modifica che prevede come l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente e che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali.

Tornando alla Manovra, Scarpetta rileva che “sull’articolo 7 la valutazione è in parte positiva sulla riduzione dei SAD ma serve maggiore coraggio. Chiediamo l’eliminazione di ulteriori agevolazioni alle auto ibride perché non supportano l’obiettivo del phase out dei combustibili fossili. Sull’articolo 8 sul rafforzamento degli incentivi alla riqualificazione edilizia, proponiamo di riportare l’aliquota dell’ecobonus alla detrazione per l’efficienza energetica al 65% e lo stop degli incentivi alle caldaie a gas per non finire in una ulteriore infrazione e spendere altre risorse pubbliche. All’articolo 13 chiediamo venga raddoppiato fondo emergenze nazionali legate a disastri naturali causate da cambiamento climatico e la sua ridenominazione in Fondo nazionale perdite e danni, in coerenza con la denominazione internazionale della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”.

Ancora, “riguardo al contrasto del consumo di suolo chiediamo ci sia una politica di contrasto e non di contenimento, e anche in questa legislatura aspettiamo la legge apposita”, sciorina Scarpetta, “all’articolo 82 nella parte sull’agricoltura proponiamo un sostegno alla conversione agroecologica del settore zootecnico, con un impegno attivo da parte governo per riconvertire un settore responsabile di molti inquinanti con danni a salute persone. Sullo stesso articolo chiediamo anche una rimodulazione delle aliquote iva sui prodotti chimici per agricoltura dannosi, per favorire i prodotti biologici, un emendamento per favorire l’agricoltura biologica e tutelare biodiversità. Su questo ultimo chiediamo un fondo nazionale per il ripristino della natura. Dati gli impegni assunti per la Strategia sulla biodiversità al 2030 e in attesa della sua attuazione, il fondo sarebbe coerente con regolamenti Ue”. 

Sulla mitigazione del rischio idrogeologico e delle risorse idriche “chiediamo un fondo per il miglioramento dello stato ecologico di corsi d’acqua e sistemi idrici, emendamento strettamente correlato ai problemi legati alle alluvioni e al non corretto stato manutentivo del territorio e delle acque”. All’articolo 13, prosegue la rappresentante del WWF, “chiediamo un vincolo per i fondi per la transizione ecologica nell’ottica di un coerente phase out dei combustibili fossili, con l’esclusione del finanziamento dei progetti legati a fonti fossili e nucleari”.

Ancora, dall’associazione del Panda giunge la richiesta “della riforma dei proventi Ets per una transizione ecologica completa, con riguardo a un’assegnazione totale dei proventi delle aste delle quote delle emissioni di carbonio alle attività finalizzate alla transizione ecologica con esclusione delle tecnologie non sostenibili e chiediamo un fondo 10 miliardi per promuovere la transizione energetica e della mobilità sostenibile, dando supporto a imprese e lavoratori coinvolti nel settore dei combustibili fossili”, conclude Scarpetta.

Per Matteo Leonardi, direttore Cofondatore di ECCO, le anticipazioni della Manovra sono state “molto interessanti, avevano messo sul piatto alcuni temi come rimodulazione accise diesel e benzina molto coraggiose e ben allineate, e anche la necessita di rivedere impianto detrazioni era intento giusto e coraggioso”, ma “le sfide di oggi non possono ignorare la questione energetica e la questione della decarbonizzazione”. Oggi, spiega, “il gas naturale rimane ancora a 40 euro a MegaWattora, 3-4 volte superiore a precrisi, e non ci sembra di vedere in questa legge di Bilancio degli strumenti che siano in grado di accompagnare le famiglie nella gestione di questa cosa”.

In questa situazione “la questione competitività imprese è evidente”, con “la necessità di indirizzare risorse a imprese per superare della competitività nei mercati globali dove la decarbonizzazione è un elemento centrale”; passo necessario perché “l’incapacità di rispondere alle sfide di mercato e competitiva sui prodotti decarbonizzati espone il paese a un rischio sostenibilità entrate future”.

A giudizio di Leonardi “serve coraggio di fronte alla necessità di rivedere gli impianti delle detrazioni”. Ad oggi “è stato fatto solo un passo per spendere meno, ma non per spendere meglio. Il risultato complessivo è uno spendere peggio: l’accomunare le detrazioni per le abitazioni allo stesso livello di detrazioni ovvero 50% rispetto all’efficienza energetica significa sostanzialmente bloccare l’efficienza energetica. E si blocca per le famiglie che rimangono esposte al prezzo del gas che è ancora a 40 euro a MegaWattora. È spendere peggio perché si abbandonano le famiglie in questa sfida, soprattutto quel 20% in affitto. Mi chiedo – insiste il direttore di ECCO – dove si vedano gli elementi della Manovra che si prendono cura di loro”, perché per come sono le cose ora “rimarranno escluse dagli investimenti in efficienza energetica”.

Si dovrà quindi “assicurarsi che la proprietà della casa se ne occupi o un 20% che non può permettersi l’acquisto casa rimarrà fuori e esposta ai prezzi delle quotazioni internazionali”. Ancora, stigmatizza Leonardi associandosi alle critiche di Legambiente e WWF, dalle incentivazioni “non vengono escluse le caldaie a gas portando Italia in infrazione europea”. Dunque, “la nostra richiesta principale è quella di riportare la detrazione per l’efficienza energetica al 65% e quella per l’ordinaria al 36%. In questa maniera si ha comunque lo stesso risparmio in termini di spesa pubblica, ma non si vanno a smantellare gli investimenti e l’esposizione delle famiglie, le professionalità materiali, l’impianto delle certificazioni, perché tra efficienza e ristrutturazione di una casa si deve mantenere un differenziale di detrazione. Questo, peraltro, lo suggerisce anche il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nel PNIEC, identificando la necessità di mettere mano alle detrazioni”.

Quanto all’iter dei lavori sulle proposte emendative, il termine per presentare emendamenti è fissato per lunedì 11 novembre alle 16. I gruppi potranno poi segnalare gli emendamenti più significativi entro lunedì 18 novembre alle 14. 

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