La Puglia è impegnata da qualche tempo nel processo di aggiornamento del proprio Piano Energetico, già disposto con DGR n. 602 del 28/3/2012
La Puglia è impegnata da qualche tempo nel processo di aggiornamento del proprio Piano Energetico, già disposto con DGR n. 602 del 28/3/2012; esigenza poi consolidata con l’art.2 della L.R. n. 25 del 24 settembre 2012 “Regolazione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”.
Il Piano energetico oggetto di aggiornamento, adottato con Delibera di G.R. n.827 del 08-06-07, è denominato “Piano Energetico Ambientale Regionale”, ed è disponibile sul sito istituzionale della Regione al seguente link: https://www.regione.puglia.it/index.php?page=progetti&opz=downfile&id=319
Il Documento nasceva con una vocazione propositiva nei confronti sia degli strumenti di gestione del territorio, sia per la promulgazione di nuove norme che coadiuvassero l’attività degli Enti, ai diversi livelli di pianificazione, nella valutazione sulla possibilità di realizzazione di impianti FER, tutto ciò anche in ragione della necessità di colmare un vuoto dovuto allo scollamento temporale tra il D.Lgs 387/2003 e le successive linee guida applicative (DM 10/09/2010).
La strada su cui muoversi, con l’adozione del PEAR, era stata delineata. La Puglia si era dotata di un documento che, esaminati i possibili scenari evolutivi, fissava degli ambiziosi obbiettivi da raggiungere al 2016 con una previsione, tra l’altro, di energia prodotta pari a 8.000 GWh per l’eolico e di 200 MW di potenza installata per il fotovoltaico.
Mentre sul tema eolico le previsioni sono state in linea con il trend registrato negli ultimi anni, circa il fotovoltaico le stesse hanno sottodimensionato il fenomeno addirittura di un ordine di grandezza e più (2.499 MW installati ad oggi, dato Atlasole/GSE)
L’allungamento dei tempi inizialmente prefigurati per l’aggiornamento si sta rendendo necessario in considerazione della necessità di allineamento con la metodologia sulla “definizione degli obiettivi regionali in materia di fonti rinnovabili”, introdotta dal DM 15 marzo 2012 (cd “Burden sharing“), pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 2 aprile 2012.
ll Piano di Azione Nazionale italiano ha suddiviso l’obiettivo nazionale 2020 del 17%, attribuito all’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE, come segue: per il settore riscaldamento/raffreddamento il PAN fissa un target del 17,1%; per il settore elettrico del 29,9%; per il settore del trasporto del 10,1%.
La normativa italiana ha previsto la ripartizione dell’obiettivo nazionale tra le Regioni (“Burden Sharing” regionale) con la definizione di obiettivi regionali 2020 obbligatori fissati tramite detto decreto ministeriale e una successiva fase di recepimento di questi obiettivi in nuovi atti di programmazione regionale.
La metodologia vera e propria è organizzata in ben 28 schede dedicate ai diversi indicatori che compongono il numeratore e il denominatore degli obiettivi regionali, quindi ricalibrare il bilancio energetico regionale secondo questa classificazione inevitabilmente comporta uno sforzo significativo che va al di là di quello che potrebbe essere un aggiornamento in senso stretto dei contenuti del precedente Piano Energetico.
Alla Puglia è assegnato un valore target di 14,2 % quale percentuale di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili da calibrare sul consumo finale lordo di energia che contiene, per costruzione, solo in parte il dato di incidenza del contributo delle fonti rinnovabili sulla produzione complessiva.
Quest’ultima vede la Regione Puglia, infatti, particolarmente virtuosa, dato che risulta evidente anche dai rapporti di Terna: a fronte di una produzione di energia elettrica lorda pari a 39.652,5 GWh per il 2012, i consumi si attestano solo a 18.545,7 GWh , mentre l’incidenza di FER sulla prima era già superiore al 20% dallo stesso anno (8.205,8 GWh).
Le traiettorie 2020 del PAN prevedono, per l’intera penisola, 18.000,00 GWh di energia attesa dal solo eolico, da cui emerge il significativo contributo di cui la Regione Puglia si era già fatta carico con il Piano Energetico nella sua “versione” 2007.
Il potenziale eolico di una data regione, impiegato per regionalizzare il dato a partire da quello nazionale, è valutato come somma delle producibilità specifiche delle celle elementari, ricadenti nel territorio regionale, che presentano valori di producibilità specifica maggiori di 1.500 MWh/MW. Con tale scelta si è inteso privilegiare le aree con una maggior producibilità, tralasciando quelle che avrebbero potuto portare a rese energetiche medio – basse. Per quanto riguarda i vincoli territoriali, ferma restando la competenza delle regioni e province autonome in materia di identificazione delle aree non idonee, come previsto dalle linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, la metodologia di ripartizione ha fatto riferimento ad un insieme tipico di queste aree.
Tuttavia la Regione Puglia ha già disciplinato, per prima in Italia, le proprie aree non idonee a specifiche tipologie di impianti FER, con Regolamento Regionale n.24/2010, provvedendo ad un’ampia descrizione dei siti oggetto di tutela ambientale e ad una raffinata correlazione tra gli stessi e le tipologie di impianti, caso per caso, penalizzate.
La Puglia ha, più di recente, stipulato un protocollo di intesa con RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) per condividere schemi e metodi per le fasi di accompagnamento alla propria pianificazione energetica, su specifici punti (cfr propria DGR n. 843 del 3/5/2013).
Oramai è acquisita la volontà dell’amministrazione di voler favorire una quanto più ampia possibile transizione da dinamiche, ampiamente incoraggiate negli scorsi anni dal sistema di incentivazione nazionale, di insediamento di impianti di taglia industriale (che, nonostante l’importante filtro regionale della Valutazione di Impatto Ambientale, non sono sempre risultati scevri da impatti o comunque, prevedono in generale un non trascurabile consumo di suolo ; cfr articolo https://www.rinnovabili.it/pugliagreen/rinnovabili-e-suolo-impatto-666/), verso forme di sviluppo sostenibile che partano da una radicata ottimizzazione delle forme di energie più strutturalmente legate al patrimonio edilizio già esistente, fino a raggiungere profili di consumo più razionale a tutti i livelli urbani ed extra-urbani, interagendo costruttivamente con le abitudini delle comunità locali.
Questo significa non solo cambiare la prospettiva dello sviluppo energetico ed impiantarlo nella cultura dei singolo cittadino, ma anche promuovere una più razionale organizzazione delle risorse territoriali, in termini di potenzialità e di bacini adeguati per il loro sfruttamento, minimizzando le filiere logistiche di processo e massimizzando la resa energetica e le ricadute per il territorio.
Gli step successivi e più significativi della pianificazione energetica regionale saranno occasione di successivi interventi sul presente Portale, ancora con interventi a cura del Servizio Ecologia della Regione Puglia, che gestisce il processo assieme ai Servizi regionali Energie rinnovabili, Assetto del Territorio ed Agricoltura, a loro volta in rete con altri soggetti con competenze istituzionali sugli stessi temi.
di Francesco Corvace, Alta professionalità programmazione regionale in tema di energia (@francorvax)