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La SEN del mancato coraggio

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(Rinnovabili.it) – Dopo tante aspettative, proiezioni e dibattiti –  a volte accesi – sull’entità e le implicazioni generate dall’approvazione della Strategia Energetica Nazionale 2017, questa mattina è finalmente arrivato il momento della sua presentazione ufficiale.

Diciamo subito che chi si aspettava, finalmente, un atteggiamento coraggioso del Governo per sostenere il colossale fenomeno di transizione energetica già in atto e che sta per cambiare radicalmente la vita dei cittadini e gli orientamenti stessi dell’attuale economia, ebbene quel qualcuno è rimasto parzialmente deluso. Ed è lontano da chi scrive l’atteggiamento anacronistico che immagina l’abbandono del fossile senza prevedere un lungo, oneroso e faticosissimo percorso di trasformazione. Siamo ben consapevoli che la “rivoluzione” in atto, come storicamente tutti i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato la storia dell’umanità, comporti passaggi impegnativi, a volte duri con veri e propri conflitti tra i diversi poli economici coinvolti. Ma proprio perché siamo convinti delle difficoltà di questa transizione ci saremmo aspettati più carattere e determinazione dal Governo, visto che il Piano presentato rappresenta il progetto complessivo – benché rivedibile ogni 3 anni – che ci dovrebbe traghettare verso la transizione da oggi al 2030. In tal senso l’innalzamento di appena un punto percentuale rispetto ai target europei di componente rinnovabile sulla totalità dei consumi, cioè passare dal 27% richiesto al 28% nel 2030, non ci sembra in linea con quanto il Paese oggi si aspetta.

 

E mentre plaudiamo alla conferma delle politiche incentivanti sull’efficienza energetica – come l’utilissimo ecobonus –  ci sembra sbiadita la previsione  di ridurre i consumi nazionali dai 116 MTep del 2015 ai 108 nel 2030.

Anche perché tale previsione sarà fortemente influenzata dall’avvento straordinario della mobilità elettrica. Il Governo prevede 5 milioni di veicoli elettrici al 2030 senza, però, indicare come far fronte a questa evenienza elaborando strategie a breve e medio termine. Il problema potrebbe diventare critico, anche da un punto ambientale, se non si pianificasse per tempo con quale fonte alimentare i veicoli elettrici e come incentivare una rapida rottamazione di quelli altamente inquinanti. Ecco, su questi temi nodali nella SEN 2017 non si fanno cenni concreti di pianificazioni o politiche dedicate.

 

Ci saremmo aspettati una coraggiosa definizione della messa a bando dei veicoli a trazione unicamente fossile, a favore di quelli elettrici o ibridi, come hanno fatto al 2030 alcuni paesi nordeuropei.  Ma anche in questo senso non appaio obiettivi vincolanti. E’ come dire: prepariamoci all’uragano della mobilità elettrica che sta per travolgerci già dai prossimi mesi, concependolo, quasi con rassegnazione, come una evento meteorologico, sul quale il Governo nulla può fare o prevedere. Lo subiremo e poi vedremo come organizzarci, è la sensazione che si riporta dalla presentazione.

 

Altro tema dedicato è l’abbandono del carbone al 2025. Scelta addirittura auspicata da chi gestisce le ultime centrali, cioè l’Enel, ma che il governo ha tardato ad autorizzare. Nulla di più positivo, se non fosse che tale vuoto di produzione sarà colmato da un ulteriore incremento del gas da 111 TWh del 2015 a 118 TWh al 2030. Si parla tanto di autonomia energetica dagli scenari geopolitici internazionali, ma allora perché non spingere di più sulle fonti energetiche rinnovabili? L’innovazione tecnologica e l’incremento dell’efficienza nel mondo delle rinnovabili – come i ministri Galletti e Calenda sanno bene in quanto ben informati su questi temi – ci porterebbero a immaginare, senza troppa fantasia, scenari in cui limitare drasticamente le emissioni. Sarebbe conveniente per tutti.

 

Forse basterebbe solo un po’ più di coraggio.