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La pandemia ha fatto retrocedere l’Italia sugli SDGs

Agenda 2030
Agenda 2030 SDG Poster – credits: un.org

(Rinnovabili.it) – L’Italia è rimasta indietro sugli SDGs. Il report di Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, non lascia spazio a dubbi. “La situazione dell’Unione Europea rispetto agli SDGs”, presentato lo scorso 10 giugno, individua nella pandemia un elemento di rallentamento del percorso comunitario per il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. 

Il nostro paese non è da meno: siamo penultimi in Europa per lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide. 

L’Italia è sotto la media per 9 SDGs

L’Italia risulta in una posizione particolarmente critica, indietro su 9 obiettivi su 17.

I settori in cui c’è bisogno di accelerare sono relativi agli obiettivi: 1 (lotta alla povertà); 4 (istruzione di qualità); 6 (acqua pulita); 9 (imprese, innovazione e infrastrutture); 11 (città e comunità); 17 (partnership per gli obiettivi). 

Riusciamo a stare sulla media europea per Salute e benessere (goal 3); parità di genere (goal 5); Energia pulita e accessibile (Goal 7), Lotta ai cambiamenti climatici (Goal 13) e Vita sulla Terra (Goal 15). 

Abbiamo però anche dei traguardi: siamo al di sopra della media per il goal 2, “sconfiggere la fame”, per la nostra agricoltura, e per il goal 12, “produzione e consumo responsabili”. 

Il dettaglio dell’avanzamento per l’Italia sugli 17 SDGs

Il report di Asvis è condotto a partire dai dati Eurostat, basati su 81 indicatori per 16 SDGs. L’obiettivo 14, “Vita negli oceani” non è stato analizzato perché i dati a esso relativi non sono disponibili. Il documento fornisce il dettaglio dell’avanzamento del nostro paese sul raggiungimento degli obiettivi:

1) Sconfiggere la povertà: siamo quintultimi nel 2020. Tra il 2010 e il 2020 il Paese non ha compiuto alcun passo avanti, con il 20% della popolazione a rischio di povertà a fronte della media europea del 16,6%;

2) Sconfiggere la fame: nel 2020 eravamo al terzo posto e, tra tutti gli Stati membri, abbiamo compiuto il quinto progresso più significativo nel decennio 2010-2020. La ragione, secondo il documento, è l’ampiezza delle superfici dedicate alle coltivazioni biologiche, che nel nostro paese arriva al 16% a fronte della media UE del 9,1%. Ulteriore elemento di favore è il valore aggiunto dell’agricoltura;

3) Salute e benessere: per il terzo SDG siamo perfettamente in linea media europea nel 2020. Abbiamo un numero di posti letto inferiore agli altri Stati membri, ma la nostra aspettativa di vita è più elevata e il nostro tasso di mortalità preventivabile è più basso;

4) Istruzione di qualità: nel decennio 2010-2020 abbiamo compiuto degli avanzamenti, ma siamo ancora lontani dalla media europea. Il nostro paese ha il più basso tasso di laureati dell’Unione (28,9 contro 40,5% nel 2020);

5) Parità di genere: tutti i paesi UE hanno registrato un miglioramento tra il 2010 e il 2020. Le migliori performance sono quelle di Italia e Irlanda, che ha registrato un aumento del 13,9% delle laureate Stem. Nel nostro paese c’è stato invece un aumento del 31,6% delle laureate in posizioni manageriali. Il tasso di occupazione femminile, tuttavia, è più basso della media europea (52,1% contro il 66,1%), mentre il divario salariale è più basso (in Europa ma media è del 13%, mentre da noi del 4,2%);

6) Acqua pulita e servizi igienico-sanitari: la situazione per il sesto degli SDGs in Italia è particolarmente critica. Siamo regrediti rispetto al 2010: lo sfruttamento delle acque è maggiore, mentre è sceso il livello del trattamento delle acque reflue;

7) Energia pulita e accessibile: nel decennio preso in esame siamo migliorati e addirittura siamo poco al di sopra della media europea. La nostra energia ha una più alta produttività (10,3 contro 8,6 euro per kg di petrolio equivalenti dell’Ue nel 2020) ma siamo indietro (20,4% contro 22,1% UE) sulla quota di rinnovabili;

8) Lavoro dignitoso e crescita economica: a livello comunitario si è abbassata la quota di disoccupati a lungo termine ( -5,5%) e di part time involontari (-18,5%). Per tutti, meno che per l’Italia e la Grecia che hanno registrato una variazione negativa. Siamo al penultimo posto con una importante quota di part time involontari (5,1% contro il 2,5 della media europea), di Neet (23,3% contro 13,7%). Il nostro tasso di occupazione è inoltre inferiore a quello comunitario, con il 61,9% a fronte del 71,7 di media comunitaria;

9) Imprese, innovazione e infrastrutture: anche in questo caso abbiamo registrato un livello di crescita inferiore alla media europea. In particolare siamo rallentati da una bassa quota di connessioni a banda larga (la media nazionale è il 33,7%, quella europea nel 2020 era il 59,8%) e da poche risorse specializzate in scienze e tecnologie, per le quali il nostro 38% è ben 10 punti percentuali in meno rispetto agli altri stati membri;

10) Ridurre le diseguaglianze: anche per questo obiettivo siamo al di sotto della media europea. Il nostro paese ha infatti registrato il penultimo posto: abbiamo una bassissima ratio tra occupazione giovanile e totale (67,7% noi, 84,8 la media europea) e la nostra diseguaglianza nella distribuzione di reddito è nettamente maggiore. Da noi, infatti, il 20% della popolazione più ricca ha un reddito più di 6 volte maggiore del 20% più povero, mentre nel resto d’Europa si ferma al 5,2%;

11) Città e comunità sostenibili: l’ultimo dato a disposizione per il nostro paese è del 2019, e avevamo lo stesso livello del 2010. Le nostre città sono sovraffollate, in maniera più importante che quelle degli altri Stati membri (28,3% contro 17,1);

12) Produzione e consumo responsabili: insieme alla Slovenia, abbiamo registrato il miglioramento più netto tra il 2010 e il 2020. I nostri avanzamenti riguardano soprattutto la quota di raccolta differenziata ( +6,4%) e quella di circolarità della materia (+10,1%). Il nostro tasso di circolarità è al 21,6%, mentre la media europea è al 12,8%: questo dato, insieme alla maggiore produttività delle nostre risorse e a un minore consumo di materia pro-capite ci situa al secondo posto, dopo l’Olanda;

13) Lotta al cambiamento climatico: siamo più o meno sulla media europea, anche se la nostra variazione 2010-2020 è lievemente maggiore. In Italia le emissioni di gas serra pro-capite sono 5,7 tonnellate, nel resto d’Europa 7,1;

15) Vita sulla terra: siamo al di sotto della media europea, e anche la nostra variazione è stata inferiore a quella degli altri Stati. Abbiamo una copertura forestale inferiore, mentre è più elevato il consumo di suolo;

16) Pace, giustizia e istituzioni solide: anche per questo goal il nostro Paese presenta una serie di criticità. Nel 2020 eravamo all’ultimo posto in Europa, soprattutto a causa della durata dei procedimenti civili e commerciali (527 giorni a fronte dei 297 degli altri Stati). Più bassa (17% contro 38) anche la quota di cittadini che utilizza servizi di e-government;

17) Partnership per gli obiettivi: anche per la cooperazione per il raggiungimento dei SDGs l’Italia ha peggiorato la propria posizione, soprattutto per l’aumento del debito pubblico (155,6% noi, 90,1% la media europea).

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