Giura e poi il nuovo presidente degli States dice: “E’ il tempo del coraggio”. In testa, la lotta ai cambiamenti climatici. Come aveva promesso riporta la marcia ambientale globale sul binario giusto della storia. Un diluvio di soddisfazione planetario, il segretario delle Nazioni Unite Gueterres, Macron, Johnson, Merkel, e il vicepresidente della commissione Ue Timmermans
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “E’ il tempo del coraggio”. Il tempo di fare scelte decisive per il futuro del Pianeta. In testa, la lotta ai cambiamenti climatici. Joe Biden, il nuovo presidente degli Stati Uniti, non perde neanche un minuto, e come aveva promesso riporta la marcia ambientale globale sul binario giusto della storia: tra i primi atti ufficiali, da inquilino della Casa Bianca, ha firmato il provvedimento per far rientrare gli Usa nell’accordo di Parigi. Insieme al clima, Biden ha messo davanti a tutto l’emergenza Covid-19, il ripristino della democrazia e dell’unità del Paese, la riduzione delle diseguaglianze, il razzismo. E ha detto al ‘popolo’ della più grande potenza mondiale: “Saremo giudicati per come affronteremo queste sfide”.
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Da una parte questi primi passi ben assestati, dall’altra l’uscita di scena del suo predecessore Donald Trump, hanno portato a un diluvio di soddisfazione che gli è piovuto addosso da tutto il mondo.
Semplicemente “welcome back” ha esordito tweettando il presidente francese Emmanuel Macron: “saremo più forti di fronte alle sfide dei nostri tempi. Più forti per costruire il nostro futuro. Più forti per proteggere il nostro Pianeta”.
Di leadership americana “vitale” ha parlato il primo ministro britannico Boris Johnson, dicendosi impaziente di lavorare su tutte le priorità della scena internazionale, dalla battaglia per il clima all’emergenza Covid: “La leadership americana è vitale sulle questione che ci preoccupano di più, dai cambiamenti climatici al Covid, e io sono impaziente di lavorare con il presidente Biden”.
Non è mancato il plauso di Angela Merkel: con Biden “abbiamo uno spettro di accordi più ampio; possiamo lavorare insieme di nuovo”, mettendo in fila questioni come clima e immigrazione. In generale l’Ue ha accolto “con favore la decisione del presidente Biden di far rientrare gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima. Non vediamo l’ora di avere di nuovo gli Usa al nostro fianco – hanno detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell e il vicepresidente della commissione Europea Frans Timmermans – nel guidare gli sforzi globali per combattere la crisi climatica, una sfida decisiva del nostro tempo che può essere affrontata solo unendo tutte le nostre forze. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26) che si terrà a Glasgow questo novembre sarà un momento cruciale per aumentare l’ambizione globale, e useremo i prossimi incontri del G7 e del G20 per procedere in questo cammino. Siamo convinti che se tutti i Paesi si uniranno nella sfida globale a zero emissioni, l’intero Pianeta vincerà”.
Con “grande favore” è stato accolto il rientro degli States nell’accordo di Parigi, dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres; un rientro che permetterà agli Usa di “unirsi alla crescente coalizione di governi, città, stati, imprese e persone che intraprendono azioni ambiziose per affrontare la crisi climatica. Dopo il Climate ambition summit dello scorso anno i Paesi che producono metà dell’inquinamento globale da carbonio si sono impegnati per la neutralità delle emissioni, l’impegno di Biden porta questa cifra a due terzi. Ma c’è ancora molta strada da fare, la crisi continua a peggiorare e il tempo stringe per limitare l’aumento della temperatura entro gli 1,5 gradi centigradi”. Il segretario Guterres ora “attende con impazienza la leadership degli Usa per accelerare gli sforzi globali verso le emissioni zero”, e si “impegna a lavorare a stretto contatto con Biden e altri leader per superare l’emergenza climatica e riprendersi al meglio dal coronavirus”.
Anche il versante economico, il pezzo di investimenti e finanza dell’Ue, si rallegra della decisione di Biden: “Con la nuova amministrazione a Washington abbiamo un’opportunità per rinvigorire il multilateralismo – ha affermato il presidente della Banca europea per gli investimenti Werner Hoyer – questo è importante per l’azione per il clima e vitale nel finanziamento dello sviluppo”.
In casa nostra, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a parlare: “Credo che con Biden si aprano grandissime opportunità che si celebreranno già con i suoi primi atti nel G20 italiano. L’adesione agli accordi di Parigi sul clima è un primo passo per noi fondamentale”. E’ “un’ottima notizia” per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa “il rientro degli Usa negli accordi di Parigi, e la volontà di convocare un summit sul clima con i leader delle maggiori economie durante i suoi primi 100 giorni. Tutti i Paesi del mondo devono essere uniti contro la crisi climatica, e poter avere nuovamente accanto in questo percorso un alleato fondamentale come gli Stati Uniti fa ben sperare che riusciremo a mantenere gli impegni presi, a vincere la sfida di lasciare in eredità ai nostri figli un Pianeta migliore e una società più giusta”.
Mentre la voce ‘verde’ in Parlamento, quella della vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera Rossella Muroni, che riesce a riassumere le diverse posizioni, “l’arrivo di Biden alla Casa Bianca è un nuovo inizio per gli Stati Uniti e per il Pianeta. Il 46esimo Presidente degli Stati Uniti considera il cambiamento climatico una ‘minaccia esistenziale’ e ha annunciato ingenti investimenti per decarbonizzare l’economia, il ritorno nell’Accordo sul clima di Parigi e nell’Oms, una riconciliazione interna e una politica più accogliente per dreamer e migranti. Così rimette gli Usa dalla parte giusta della storia. Vista dall’Europa oggi l’America è più vicina”.
“La democrazia è fragile ma ha prevalso – ha detto Biden, concludendo il suo discorso di insediamento sulla gradinata di Capitol Hill – questo è il nostro momento storico di crisi e sfida, l’unità è la strada da seguire”. L’inizio sembra faccia ben sperare. A cominciare da alcune delle carte già firmate per accomodare ai danni dei quattro anni passati, dall’accordo di Parigi sul clima al ritorno all’accordo sul nucleare iraniano, dalla rinnovata adesione all’Oms alla revoca del ‘muslim ban’, dallo stop al muro col Messico e alle esecuzioni federali, dal blocco dell’oleodotto Keystone alla revoca del bando dei transgender nell’esercito, fino alla moratoria degli sfratti, dei fallimenti e del pagamento dei debiti per l’università. Ma anche l’invio al Congresso di una proposta di legge per dare cittadinanza a ‘dreamer’ e clandestini, la creazione di una task force per la lotta al Covid-19 che risponde direttamente al presidente, l’obbligo delle mascherine negli edifici federali e il rafforzamento della campagna di vaccinazioni. Sì, fa ben sperare.