(Rinnovabili.it) – L’Istat ha presentato la nona edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile. L’indagine fornisce una panoramica di 12 campi in cui è articolato il benessere e dell’evoluzione di questi ultimi a partire dalla pandemia. Il 2020 segna infatti uno spartiacque, a partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria e i mutamenti occorsi vengono analizzati in parallelo a quelli del 2021 con la ripresa economica e dell’occupazione.
Il Covid-19 ha notevolmente mutato le abitudini di vita degli italiani, così come la struttura della società e l’organizzazione del mondo del lavoro. Gli effetti si sono però ripercossi anche su altri ambiti come la scuola, l’ambiente, il settore dei servizi e, in ultima analisi, il benessere complessivo degli individui. Gli ambiti analizzati nel rapporto sono: salute, istruzione e formazione, lavoro e tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività e qualità dei servizi.
Il rapporto è inoltre integrato con il contesto europeo e con osservazioni sul ruolo dell’Italia rispetto all’andamento pandemico. In generale il rapporto mostra quanto l’emergenza sanitaria e la crisi occupazionale siano stati condizionanti negli ultimi due anni.
L’analisi dei fattori ambientali per il benessere equo e sostenibile
Permane l’inquinamento dell’aria da PM2,5: se la situazione migliora nelle Isole, resta particolarmente grave al Nord. Ci sono però sforamenti anche delle percentuali di altri inquinanti. A causa del ripetuto superamento dei limiti di PM10, NO2 e PM2,5, l’Italia è infatti oggetto di procedure di infrazione della direttiva europea 2008/50/CE. Nel frattempo però si registra una diminuzione delle emissioni di CO2 e gas climalteranti, fattore cui le famiglie contribuiscono per circa un quarto.
Circa un quinto delle aree terrestri del territorio nazionale è ricoperto, in linea con il seppur lieve aumento del consumo di suolo. Il consumo interno di materia cala dell’8% così come scende la produzione complessiva di rifiuti. Anche lo smaltimento in discarica diminuisce, anche se l’obiettivo europeo al 2035 è ancora molto lontano.
Resta ancora complessa, infine, la questione dei siti contaminati: anche per il 2020 i dati sono insufficienti. Il rapporto mostra infatti che i le informazioni fornite dalle regioni, che hanno competenza in materia, sono incomplete sia rispetto all’estensione delle superfici sia rispetto allo stato di avanzamento delle bonifiche. In particolare questo dato è rilevante per Piemonte, Veneto, Liguria, Abruzzo, Calabria e Sicilia.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sul benessere equo e sostenibile
Il rapporto afferma l’evidenza crescente degli effetti dei cambiamenti climatici. Il 2021 è stato infatti caratterizzato da temperature, sia minime sia massime, maggiori rispetto alle medie stagionali del periodo di riferimento 1981-2010. Se non ci sono stati picchi di calore particolarmente significativi, c’è invece un aumento del 2% dello scarto rispetto alla mediana delle precipitazioni, soprattutto rispetto agli eventi climatici estremi. Il quadro è tuttavia molto eterogeneo, e passa dal -11% di Piemonte ed Emilia Romagna al +27,,6% di Sud ed Isole. Sempre nel 2021 abbiamo meno giorni consecutivi senza pioggia a livello nazionale, ma questo accade soprattutto per le percentuali settentrionali e insulari, mentre invece il Sud registra un aumento di +6%. Si registra inoltre una riduzione dell’1% dell’acqua persa nelle reti idriche, in linea di continuità con la tendenza positiva degli anni passati, anche se, come specifica il rapporto, “Le perdite totali nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile sono ancora elevate nei capoluoghi”.
La preoccupazione per il clima nel benessere equo e sostenibile
Tra le maggiori preoccupazioni degli italiani ci sono i cambiamenti climatici e l’aumento dell’effetto serra, con alcune novità. Fino al 2019 la percentuale di quattordicenni seriamente preoccupati per l’ambiente era in crescita costante, mentre negli ultimi due anni abbiamo avuto un’inversione di tendenza. Se i giovanissimi interessati al clima erano il 71% nel 2019, essi sono stati invece il 66,5% nel 2021.
La diminuzione è stata maggiore al Nord Est, dove si è passati dal 73.6% al 68,2% e nelle Isole (dal 72,8% al 64,1%). In generale l’attenzione a questi temi nel 2021 è tornato alle percentuali del 2018, quando toccava il 66,6%. Picco di preoccupazione in Molise, che registra il 70,3%; fanalino di coda invece la Calabria, con il suo 60,4%.