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Ispra: rinnovabili nei consumi energetici, Italia seconda sola alla Svezia

rinnovabili nei consumi energetici
Foto di American Public Power Association su Unsplash

 Pubblicato il Rapporto ISPRA “Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European countries”

(Rinnovabili.it) – I rapporti statistici del GSE lo avevano già annunciato: negli ultimi anni il peso delle rinnovabili nei consumi energetici nazionali è cresciuto al punto di superare di netto l’obiettivo affidatoci dall’Unione Europea. Un risultato di tutto successo ricordato oggi dal nuovo rapporto ISPRA, analisi macrosopica dei principali indicatori di decarbonizzazione ed efficienza energetica in Italia e nei Paesi europei. Si scopre così che quel 19,4% di rinnovabili nel consumo interno lordo di energia con cui si è chiuso il 2021 italiano, colloca il Belpaese sul podio europeo, seconda sola alla Svezia. Ricordiamo che la voce “consumo interno lordo di energia” indica la somma dei quantitativi di fonti primarie prodotte, di fonti primarie e secondarie importate e dalla variazione delle scorte di fonti primarie e secondarie presso produttori e importatori, diminuita delle fonti primarie e secondarie esportate.

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Rinnovabili nei consumi energetici, intensità energetica ed emissioni

È interessante anche notare come il vero cambio del passo sia avvenuto dopo il 2017 quando le rinnovabili italiane hanno imboccato un trend esponenziale che le ha portate dall’allora quota del 9% sui consumi energetici ad un eccellente 20,7% nel 2020. A titolo di confronto dal 1900 al 2007 il dato era cresciuto di soli 5 punti percentuali. Nel complesso, si legge nel rapporto ISPRA, il consumo interno lordo rinnovabile è più che quadruplicato passando dai 6,5 Mtep del 1990 ai 29,9 Mtep del 2021.

Buoni risultati anche per l’efficienza complessiva del sistema energetico. Quando si tratta del rapporto tra il consumo finale di energia (ossia la quantità di energia impiegata negli usi finali)e il consumo interno lordo l’Italia risulta ancora una volta sopra la media europea. Per la precisione nel 2021 l’energia disponibile per i consumi finali nazionali costituiva il 77,5% del consumo interno lordo di energia, contro il 72,7% della media UE. Segno di una elevata efficienza di trasformazione energetica.

Bene anche l’industria nazionale in termini di consumo interno lordo di energia per unità di PIL: tra i Paesi europei solo Irlanda, Danimarca, Malta ed Estonia hanno intensità energetiche industriali inferiori a quelle dell’Italia nel 2021. Anche quando si tratta di emissioni di gas serra per unità di ricchezza prodotta dal settore, il Belpaese si colloca tra i valori più bassi dell’UE-27: 242 tCO2/M€ a fronte di una media EU28 di 275 tCO2/M€. Diversa, invece, la situazione del settore dei servizi. Il rapporto ISPRA spiega come l’intensità energetica del terziario italiano sia l’unica, tra i più grandi Paesi, ad essere aumentata dal 2005. “Il risultato – si legge nel documento – è dovuto anche alla contabilizzazione dell’energia consumata dalle pompe di calore i cui dati per l’Italia sono partiti dal 2017 nel database EUROSTAT”.

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