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Anche l’Italia avrà il suo inviato speciale per il clima

Inviato speciale per il clima: anche l’Italia lo sta per nominare
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L’inviato speciale per il clima sarà scelto da MAECI e MiTE

(Rinnovabili.it) – Il governo Draghi nominerà il suo inviato speciale per il clima. Da ieri è in vigore la norma che permette all’esecutivo di selezionare una figura che prenda in mano tutta la diplomazia climatica dell’Italia e la rappresenti ai vertici internazionali. Solo quest’anno si tratta di partecipare al Food Systems Summit dell’ONU di settembre, alla Cop15 di Kunming sulla biodiversità, e alla Cop26 di Glasgow sul clima dove l’Italia è paese co-organizzatore insieme alla Gran Bretagna. Senza contare la presidenza italiana del G20 di quest’anno, in cui il clima è tra i primi posti in agenda.

Cosa farà l’inviato speciale per il clima

“Al fine di consentire una più efficace partecipazione italiana agli eventi e ai negoziati internazionali sui  temi  ambientali,  ivi inclusi quelli sul cambiamento climatico, il  Ministro  degli  affari esteri e  della  cooperazione  internazionale  e  il  Ministro  della transizione ecologica nominano l’inviato speciale per il  cambiamento climatico”, recita l’articolo 5 del provvedimento appena pubblicato in Gazzetta ufficiale. Per questa funzione sono messi a disposizione 250mila euro per il 2021, 350mila nel 2022, e di nuovo 250mila nel 2023.

“La nostra azione deve essere forte, costante e coordinata sul piano internazionale. Su questa sfida l’Italia c’è e si batte con il massimo impegno, puntando sulla transizione ecologica anche a livello globale”, ha affermato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L’inviato speciale per il clima sarà nominato congiuntamente dalla Farnesina e dal ministero per la Transizione Ecologica. Ai due dicasteri il compito di fornire le strutture di supporto al nuovo “zar del clima” italiano.

Molti paesi si stanno dotando di un inviato speciale per il clima, che può avere poteri e margini d’azione anche molto diversi. Con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno nominato John Kerry come zar del clima, con voce in capitolo sulla politica climatica e anche su quella energetica. E riservandogli un posto al National Security Council, insieme ai vertici delle agenzie di sicurezza e di intelligence della nazione. Scelta che la dice lunga su come la presidenza democratica voglia usare il dossier del cambiamento climatico sul palcoscenico internazionale. Biden ha nominato anche un’inviata per il clima che si occupa solo di questioni interne, Gina McCarthy.

La Cina ha un inviato speciale per il clima da quasi 10 anni, ritornato in auge a fine 2020 dopo un periodo di latenza, Xie Zenhua. La Gran Bretagna se ne è dotata nel 2017 e da allora è sempre rimasto Nick Bridge. L’UE non ha individuato una figura ad hoc, quindi queste competenze sono ripartite tra l’alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, e il vice-presidente della Commissione con delega al clima, Frans Timmermans.

Per tornare al di qua delle Alpi, stando al testo della legge, l’inviato speciale per il clima dell’Italia non ha compiti e poteri ben definiti. Assicurare una “più efficace partecipazione” ai vertici internazionali è un’espressione vaga che non dice molto sui margini di manovra di cui l’inviato potrà godere. La dipendenza funzionale da MAECI e MiTE, invece di un ruolo direttamente dipendente dalla Presidenza del Consiglio, fa sospettare che si tratterà più di una figura di attuazione che di indirizzo delle politiche ministeriali.

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