Una serie di “shock globali” probabilmente hanno ormai messo fuori dalla nostra portata gli obiettivi 2030 sul clima. Ma possiamo ancora rispettare l’Accordo di Parigi, anche il suo target più ambizioso. È però indispensabile raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. E raddoppiare subito gli investimenti nella transizione energetica, portandoli a 3.500 miliardi di dollari l’anno.
È la stima contenuta nel rapporto Energy Transition Outlook di Wood Mackenzie, pubblicato di recente. Sono 4 gli scenari considerati nel documento. Lo scenario di base, in cui le condizioni attuali sono mantenute, porta verso un riscaldamento globale di 2,5°C. Lo scenario che considera gli impegni nazionali porta a 2°C, lo scenario di una transizione ritardata punta verso 3°C, mentre lo scenario net zero entro il 2050 rispetta la soglia di 1,5°C.
Raddoppiare gli investimenti nella transizione energetica
Per procedere sulla traiettoria verso 1,5°C, nei prossimi 25 anni serviranno, cumulativamente, 78mila miliardi di dollari, calcola Wood Mackenzie. Il fattore che più di altri può abilitare questo volume di investimenti è la presentazione, al più presto, di nuovi piani nazionali sul clima (gli NDC) rafforzati.
“Il rafforzamento degli NDC e della cooperazione globale sarà fondamentale per mobilitare 3.500 miliardi di dollari di investimenti annuali in infrastrutture e forniture energetiche a basse emissioni di carbonio, compresi i minerali essenziali. Se queste sfide non possono essere superate, l’obiettivo delle emissioni nette zero entro il 2050 non sarà raggiunto”, si legge nel rapporto.
La traiettoria delle rinnovabili
La crescita delle energie rinnovabili è una costante in tutti e 4 gli scenari analizzati dall’azienda di consulenza globale, ma in quello modellato sulle politiche attuali la capacità installata di Fer si limita a raddoppiare entro il 2030, invece di triplicare come richiesto dal target di Parigi. Nel peggiore dei casi copriranno il 58% del mix elettrico a fine decennio, nel migliore il 90% nel 2050. Il rapporto prevede che la quota di energia solare ed eolica nell’approvvigionamento energetico globale raggiungerà tra il 25% e il 36% della produzione energetica totale entro il 2030.
Quale ruolo per il gas fossile?
Spesso etichettato come “energia di transizione”, il gas fossile avrà un ruolo molto diverso a seconda dello scenario verso cui il mondo si incamminerà. Nello scenario business as usual, la domanda globale di gas crescerà dell’11% entro il 2050 rispetto a oggi. Nello scenario net zero al 2050, subirà invece un calo sostanzioso del 47%.
Le fonti fossili, in generale, continueranno a svolgere un ruolo ancora molto in là nel percorso di transizione energetica. La domanda globale di petrolio resta intorno a 100 mln di barili al giorno (bpd) fino al 2047 – circa i livelli di oggi – nello scenario compatibile con 3°C. Ma cala molto rapidamente a 32 mln bpd nello scenario compatibile con 1,5 gradi. Il picco arriva nel 2030 a 106 mln bpd, ma con un +12% con una transizione rallentata e un -12% con una accelerata.
In ogni caso, “con una domanda resiliente, saranno necessari investimenti nell’upstream per almeno i prossimi 10-15 anni per compensare il naturale esaurimento dell’offerta onstream”, spiega il rapporto.