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La pandemia prepara il balzo degli investimenti rinnovabili

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Un sondaggio di Octopus Renweables sugli investimenti rinnovabili

(Rinnovabili.it) – Il mondo degli investitori globali sta tirando il freno a mano sulle fossili e prende sempre più in considerazione il rischio del cambiamento climatico. Ma sono anche disposti a dare il giusto stimolo agli investimenti rinnovabili? Se lo chiede Octopus Renewables in un sondaggio a 100 investitori istituzionali con un portafoglio complessivo che sfiora i 7mila miliardi di dollari. E la risposta è un deciso sì.

Nell’arco dei prossimi 5 anni, 8 investitori su 10 hanno fermamente intenzione di raddoppiare gli investimenti rinnovabili. In media questa voce copre oggi soltanto il 4,2% del loro portafoglio, ma entro il 2025 potrebbe superare l’8%. E entro il 2030 salire fino al 10,8% per un totale di quasi 750 miliardi di dollari. In particolare, l’ambito che sembra attrarre di più l’attenzione è quello dell’infrastruttura a sostegno di un espansione della quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale. A livello regionale, l’Europa è la destinazione più popolare tra gli investitori, con più del 40% degli intervistati che attualmente investe nella regione. Un terzo dei potenziali nuovi investitori sta valutando la possibilità di aumentare le allocazioni in Europa nei prossimi tre-cinque anni.

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Mentre non convincono affatto gli sforzi delle compagnie fossili per apparire più ‘verdi’. L’83% degli intervistati da Octopus Renewables ha dichiarato, in modo assolutamente secco, che il volume di investimenti movimentato finora dal comparto oil&gas nelle rinnovabili non è altro che un tentativo di greenwashing.

Secondo Alex Brierley, co-head di Octopus Renewables, le energie rinnovabili “si sono dimostrate una tipologia di attività incredibilmente attraente di fronte alla volatilità di quest’anno”, dato che più della metà degli intervistati cita la stabilità del cash flow derivante dagli investimenti rinnovabili come la principale ragione per investire in questo ambito nel breve termine. Una scelta, aggiunge Brierley, che appare “sostenuta sia dalle crescenti pressioni esterne per investire in modo responsabile, sia dagli investitori alla ricerca di fonti di rendimento a lungo termine”.

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