Rinnovabili • Embargo sul petrolio russo: pronto il 6° pacchetto di sanzioni UE

Sugli investimenti oil&gas l’industria esagera: non c’è bisogno di aumentarli

Il settore continua a paventare da anni scenari catastrofici di crollo dell’offerta se non si aumentano gli investimenti nell’uppstream. Un rapporto di Wood Mackenzie smentisce tutto

Embargo sul petrolio russo: pronto il 6° pacchetto di sanzioni UE
via depositphotos.com

Oggi gli investimenti oil&gas battono intorno ai 500 mld $ l’anno

(Rinnovabili.it) – Aumentare gli investimenti nell’oil&gas non è affatto indispensabile per garantire che i livelli di produzione non calino nel breve-medio termine. Anzi, i flussi attuali sono sufficienti a garantire le espansioni già in pipeline e a raggiungere il picco del petrolio nel 2030. Il giro di boa dopo il quale, secondo gli scenari di transizione energetica più accreditati, il consumo di petrolio deve iniziare a calare rapidamente per centrare gli obiettivi globali sul clima.

A smentire uno dei talking point più abusati dall’industria fossile negli ultimi anni – ma anche dal presidente della Cop28 di Dubai, l’emiratino Sultan al-Jaber – è un rapporto di Wood MacKenzie pubblicato oggi. Oggi, con il rimbalzo post-Covid, gli investimenti oil&gas globali battono intorno ai 500 miliardi di dollari l’anno. Quasi la metà rispetto al picco toccato nel 2014.

Leggi anche L’IEA indica la rotta verso emissioni nette zero nel 2050

“L’apparente “carenza” ha alimentato la convinzione diffusa che il settore stia sottoinvestendo e che una crisi dell’offerta sia inevitabile, prima o poi”, nota il rapporto. Convinzione che non ha fondamento. “Riteniamo che gli investimenti ai livelli attuali possano garantire l’offerta necessaria a soddisfare la domanda fino al suo picco e oltre – spiegano gli analisti –. Le ragioni principali sono tre: lo sviluppo di gigantesche risorse petrolifere a basso costo, una disciplina di capitale incessante e un miglioramento trasformativo dell’efficienza degli investimenti”.

Lo scenario delineato dall’ente di consulenza, tuttavia, non disegna comunque una traiettoria compatibile con gli 1,5 gradi. Il picco della domanda di petrolio è fissato all’inizio degli anni ’30, tra un decennio, a quota 108 milioni di barili al giorno. La curva di decrescita sarà poi molto lenta, con ancora 90 mln bpd a metà secolo.

Tra gli scenari della consultancy, quello base mette il mondo sul binario per un riscaldamento globale di 2,5 gradi, mentre quello allineato con il target più ambizioso del Paris Agreement richiede comunque un volume di investimenti oil&gas considerevole: 400 mld $ l’anno. Ma nessun aumento rispetto ai volumi attuali, nemmeno temporaneo.