Secondo gli esperti gli investimenti ecologici avrebbero maggiori benefici sia a breve che a lungo termine
(Rinnovabili.it) – Massicci programmi di investimenti ecologici da parte del settore pubblico: questo il modo più conveniente per rilanciare le economie colpite dal coronavirus, tutelando il clima. Che le politiche verdi debbano essere l’ossatura della ripresa mondiale è un concetto ripetuto quasi allo sfinimento da ambientalisti, investitori e associazioni di settore. Oggi, tuttavia, a ribadirlo sono anche gli economisti.
Il professor Cameron Hepburn, direttore della Smith School of Enterprise and Environment (Università di Oxford) ha riunito un team di esperti internazionali, tra cui il premio Nobel Joseph Stiglitz, per studiare i possibili pacchetti di ripresa economica dal COVID-19 a livello globale. Il risultato? L’analisi (testo in inglese) mostra il potenziale per un forte allineamento tra economia e ambiente.
La maggior parte dei governi del G20 ha implementato diverse misure di salvataggio a breve termine di fronte alla pandemia. Ma, finora, nessuno ha introdotto interventi di recupero fiscale significativi. Soprattutto, nessuno ha realmente messo gli stimoli verdi al centro della ripresa.
Leggi anche Coronavirus: la ripresa economica va affidata alle fonti rinnovabili
Hepburn e colleghi hanno esaminato più di 700 politiche di stimolo economico avviate durante o dopo la crisi finanziaria del 2008, intervistando 231 esperti di 53 paesi, tra cui alti funzionari dei ministeri delle finanze e delle banche centrali. I risultati suggeriscono che progetti e investimenti ecologici come l’incentivazione delle rinnovabili o dell’efficienza energetica, avrebbero maggiori benefici sia a breve che a lungo termine. Creerebbero più posti di lavoro, maggiori rendimenti e ripararmi più elevati.
Tra le politiche enfatizzate dal gruppo ci sono le quelle a sostegno dell’energia pulita, della riduzione delle emissioni industriali, della rimozione dei gas a effetto serra, investimenti in Internet a banda larga, veicoli elettrici e soluzioni basate sulla natura.
“Modellare la ripresa nazionale e globale dalla pandemia di coronavirus in un modo che supporti la risposta ai cambiamenti climatici e ad altre minacce ambientali ha semplicemente senso”, spiega Emily Shuckburgh, direttrice di Cambridge Zero (Università di Cambridge) e co-autrice. “L’analisi suggerisce che i pacchetti di ripresa verde offrono maggiori vantaggi economici. Non solo. Investire in modo adeguato in ricerca, innovazione, infrastrutture e formazione delle competenze e abbinarli a strutture istituzionali solide, contribuirà a creare un mondo più equo, più resistente e sostenibile con vantaggi per tutti”.
Leggi anche Piano di ripresa: anche il settore bancario vuole un “recupero verde”
Secondo gli autori, i paesi industrializzati dovrebbero concentrarsi sul sostegno di “infrastrutture pulite”, come i parchi solari o eolici, il potenziamento delle reti elettriche o l’incremento dell’uso dell’idrogeno. Lo studio raccomanda anche la riqualificazione energetica degli edifici, l’istruzione e la formazione, progetti per ripristinare o preservare gli ecosistemi e la ricerca di tecnologie pulite.
Nei paesi a basso e medio reddito, i maggiori investimenti ecologici dovrebbero invece andare ai coltivatori per sostenere un’agricoltura rispettosa del clima. Tra le politiche con le peggiori prestazioni: salvare le compagnie aeree senza vincolare le condizioni climatiche.