Il rapporto MSCI stima la curva di riduzione dell’intensità di carbonio allineata con gli 1,5°C
(Rinnovabili.it) – Le compagnie quotate in borsa devono tagliare l’intensità di carbonio del 10% ogni anno fino al 2050 se vogliono rispettare l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi. Un target ambizioso che trova la maggior parte delle aziende impreparate. Solo 4 su 10, nel 2019 e 2020, hanno ridotto a sufficienza l’intensità emissiva per rispettare la tabella di marcia.
Lo rivela l’ultimo aggiornamento del Net Zero Tracker di MSCI, il monitoraggio sulle performance climatiche delle principali aziende quotate al mondo preparato dal fornitore di servizi finanziari statunitense. Che riporta un altro dato allarmante: le emissioni assolute di queste compagnie, senza inversioni di rotta, sono sulla traiettoria per aumentare dello 0,7% nel 2022. Anche se il valore totale resta più basso di quello toccato nel periodo pre-pandemico del 5,6%.
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Quest’anno, le aziende analizzate da MSCI dovrebbero quindi rilasciare in atmosfera circa 10,8 Gt di CO2 solo con le loro emissioni dirette (Scope 1). Da quando è stato firmato l’accordo di Parigi ne hanno già emesse 67,8 Gt, con il budget di carbonio che resta prima di sforare la soglia degli 1,5 gradi che è ormai di 51,2 Gt di anidride carbonica (quello per i 2°C invece è fissato a 223 Gt).
Si confermano così i numeri previsti già a giugno. Nell’aggiornamento precedente del rapporto, MSCI aveva stimato che ai ritmi attuali le 2.900 aziende avevano soltanto 57 mesi – poco meno di 5 anni – prima di sforare gli 1,5 gradi. Con un leggero miglioramento, anche se di appena 3 mesi. Solo 11 su 100, poi, hanno fissato obiettivi sul clima compatibili con questo target.
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Ritmi attuali che sono su una traiettoria molto distante da Parigi. Senza interventi, calcola MSCI, il mondo verso cui ci stanno portando queste compagnie è quasi 3°C più caldo nel 2100.