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Dopo l’auto, l’acciaio: l’Italia vuole cambiare un altro pilastro del Green Deal

Industrie energivore: Italia, non paper per cambiare il CBAM UE
via depositphotos.com

Garantire la “competitività dell’industria europea” e “tutelare il lavoro”, imboccando la strada di una decarbonizzazione “sostenibile dal punto di vista produttivo”. Sono le stelle polari del non paper su industrie energivore e siderurgia presentato dall’Italia a Bruxelles venerdì 27 dicembre.

Il documento è appoggiato anche da Polonia, Bulgaria e Austria e punta alla revisione del funzionamento del CBAM, la tassa sul carbonio alla frontiera introdotta dall’UE a ottobre 2023 come parte del Green Deal e del pacchetto legislativo Fit for 55.

CBAM: cos’è, come funziona, possibili effetti negativi

Il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM, Carbon Border Adjustment Mechanism) è uno strumento introdotto dall’Unione Europea per tassare le importazioni di beni provenienti da paesi extra-UE con regolamentazioni climatiche meno rigorose.

La tassazione si basa sulla quantità di CO2 emessa o incorporata nella produzione dei beni importati. Gli obiettivi del CBAM sono:

In vigore in fase transitoria dal 1° ottobre 2023, il CBAM entrerà a regime nel 2026.

In questo periodo di adeguamento, industrie energivore, partiti politici e paesi extra-UE hanno segnalato possibili criticità nel funzionamento del CBAM. Tra le principali si evidenziano:

Cosa dice il non paper dell’Italia per proteggere le industrie energivore

Il non paper presentato dall’Italia cerca di replicare l’approccio usato nel documento analogo preparato per il settore dell’auto. L’obiettivo è identico: spingere la Commissione UE ad anticipare la revisione di un altro regolamento cardine del Green Deal, nell’ottica di allentarne le caratteristiche verdi per favorire la competitività delle industrie europee.

Nello specifico, il non paper sul CBAM chiede di anticipare al 2025 le clausole di revisione già previste, al fine di migliorare la tassa sul carbonio alla frontiera prima della sua entrata in vigore a regime nel 2026. 

Sono 5 i punti principali della revisione proposta:

“La revisione proposta dal governo si inserisce, infatti, nella strategia nazionale per tutelare e rilanciare lo sviluppo dei quattro poli siderurgici del territorio: Taranto, Terni, Piombino e Acciaierie del Nord”, si legge in una nota del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. “L’Italia oggi rappresenta un caso virtuoso in Europa, realizzando l’85% della produzione nazionale di acciaio con elettroforni, impiegando rottami riciclati rispetto a una media europea ben al di sotto del 50%”.

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