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L’industria della soia brasiliana batte un colpo contro la deforestazione

CJ Selecta, Caramuru e Imcopa si impegnano a ripulire le loro supply chain da prodotti legati a terreni strappati alle foreste dopo l’agosto del 2020

Deforestazione: l’industria della soia brasiliana batte un colpo
credits: Jing da Pixabay

Nel 2020, la deforestazione in Brasile ha toccato i massimi dal 2008

(Rinnovabili.it) – Ripulire tutta la supply chain dalla deforestazione. Per dare un segnale a tutto il settore del commercio mondiale di soia, e per arginare la distruzione dell’Amazzonia e degli altri grandi ‘polmoni verdi’ del Brasile. E’ l’impegno che annunciano oggi le 3 aziende brasiliane più grandi attive nell’export di soia.

CJ Selecta, Caramuru e Imcopa promettono di eliminare qualsiasi prodotto legato alla deforestazione da tutta la catena dei fornitori in cui operano. In pratica, non metteranno in commercio la soia che viene prodotta su terreni strappati all’Amazzonia o ad un’altra foresta brasiliana dopo l’agosto del 2020.

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Che impatto reale avrà questa mossa resta tutto da vedere. Le 3 aziende brasiliane sono di fatto legate a doppio filo, e quasi esclusivamente, all’industria europea del salmone. Che da domani sarà decisamente più sostenibile. Anche se il passo in avanti, finora, è minuscolo rispetto alle iniziative che sarebbero necessarie per tutelare aree così centrali per la biodiversità della vita sul pianeta e per la concentrazione di CO2 in atmosfera.

Quello che è certo è che i maggiori player mondiali non sono coinvolti. Louis Dreyfus Company, Archer-Daniels-Midland Company, Amaggi, COFCO International, Cargill e Bunge non hanno preso impegni paragonabili. Le loro promesse – che pure puntano a portare a zero la deforestazione ‘incorporata’ nelle loro supply chain, almeno nominalmente – non hanno ancora una data certa a partire dalla quale conteggiare lo stop alla sottrazione di terreno alla foresta per uso agricolo.

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Per questa ragione, la decisione dei 3 player brasiliani aggiunge un po’ di pressione ai big del settore. Creando un precedente, che per quanto non eccella per ambizione rappresenta pur sempre un valore di riferimento sotto il quale è più difficile scendere.

La produzione e il commercio di soia, trainati dalla domanda di carne in crescita (le farine di soia sono ingredienti essenziali per i mangimi animali), sono  tra i fattori principali che alimentano la distruzione dell’Amazzonia e di altre aree boschive in tutto il mondo, e particolarmente in Brasile.

Un’idea delle proporzioni e degli impatti di quest’industria sugli ecosistemi? Circa 1/5 della soia che approda in territorio europeo è legata in qualche modo alla deforestazione illegale in Brasile. Questo punto resta al centro della disputa tra Bruxelles e gli Stati sudamericani nel concludere il trattato commerciale internazionale UE-Mercosur. Nel 2020, la deforestazione in Brasile ha toccato i livelli più alti dal 2008, con un’impennata ben visibile che coincide con l’arrivo al potere di Jair Bolsonaro esattamente 2 anni fa.