Imprese energivore, le misure salva competitività
Come si sta muovendo il Governo italiano per sostenere le imprese manifatturiere nazionali, in un momento in cui la concorrenza internazionale aumenta e il PUN continua ad essere notevolmente sopra i prezzi elettrici medi delle altre grandi economie UE? Questa in buona sintesi la domanda posta ieri, alla Camera, dal deputato Andrea Barabotti (Lega) al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. L’a domanda’interrogazione è stata espressamente focalizzata sulle imprese energivore italiane, ossia appartenenti a quei settori produttivi caratterizzati da elevati consumi, e che oggi devono affrontare la compensazione di oneri diretti e indiretti derivanti dal sistema ETS di scambio delle emissioni.
In questo contesto, il ministro ha ricordato le misure già attuate e anticipato alcuni dei prossimi passi. Dal Decreto Energia che ha alzato a 300 milioni annui le risorse del fondo per la transizione energetica nel settore industriale, alla misura dell’Energy Release introdotta con il DL 17/2022, grazie a cui il GSE offre l’energia elettrica nella propria disponibilità e prodotta da impianti a fonti rinnovabili, mediante contratti a lungo termine di durata triennale. Stando alle stime ministeriali la misura potrebbe fornire ai clienti industriali ed energivori circa 20 TWh per i prossimi tre anni.
Il Decreto Criteri Green
Pichetto ha anche assicurato che nel recepimento della direttiva (UE) 2023/959 – con cui viene essenzialmente riformato l’ETS europeo – il governo valuterà tutte le possibilità per incrementare i fondi a disposizione per la compensazione degli costi derivanti dal sistema.
Non si tratta dell’unica novità in arrivo per le imprese energivore. “A breve – ha aggiunto il ministro – sarà adottato il decreto che definisce le condizioni green per le imprese a forte consumo di energia elettrica, per l’accesso alle misure di agevolazione in relazione ai contributi a copertura degli oneri generali afferenti al sistema elettrico“. Sarebbero inoltre in corso alcune valutazioni sulla compatibilità del Fondo hard to abate con la normativa europea eurounitaria e con le agevolazioni previste dagli altri Stati membri.