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“Effetto Russia”, le importazioni energetiche europee continuano a calare

Nel secondo trimestre 2023, l'import UE di prodotti energetici è calato dell'11,3%, rispetto allo stesso trimestre del 2022, per effetto del calo delle quote russe negli acquisti di petrolio e gas naturale

importazioni energetiche europee
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 I dati Eurostat sulle importazioni energetiche europee

(Rinnovabili.it) – L’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina ha rimodulato velocemente il mercato comunitario dell’energia. Lo mostrano bene i numeri sull’import di petrolio e gas naturale pubblicati oggi da Eurostat, l’Ufficio statistico della Commissione Europea. Dopo un forte aumento dei flussi tra il 2021 e 2022, il Blocco pare frenare. Sia nel primo che secondo trimestre di quest’anno le importazioni energetiche europee hanno mostrato un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per la precisione un meno 6,1% e meno 11,3%, rispettivamente, in termini di massa netta (peso espresso in tonnellate). E un meno 26,5% e meno 39,4% in termini di valore. Ma, ovviamente, a guardare bene si nota come sia proprio il minor contributo di petrolio e gas russi ad aver fatto la differenza.

L’effetto Russia sulle importazioni di petrolio e gas

In termini di massa netta, le quote di Mosca nelle importazioni energetiche europee sono diminuite costantemente nel tempo a partire dal secondo trimestre del 2022. Nel dettaglio, il petrolio è sceso da una media mensile di 8,7 milioni di tonnellate nel secondo trimestre del 2022 a 1,6 milioni di tonnellate nel secondo trimestre 2023 (-82%), controbilanciate in buona parte da un aumento dell’importo da partner extra-UE. Dietro questa diminuzione c’è tutto l’effetto del bando avviato dall’Unione lo scorso 5 dicembre, che impedisce a qualsiasi paese UE di acquistare, importare o trasferire petrolio russo (ad eccezione di Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca ma per quantità limitate). Al punto che Mosca è oggi al 12° posto per forniture di petrolio rispetto al 1° vantato fino a poco tempo fa.

Discorso non troppo dissimile ma con cause differenti per il gas naturale russo. Anche in questo caso le importazioni UE sono diminuite in modo significativo (-17% in termini di massa netta) nel secondo trimestre del 2023, rispetto allo stesso trimestre del 2022. Tuttavia tale riduzione potrebbe essere stata innescata dal piano di contenimento dei consumi. In linea generale i flussi di gas russo sono passati da una media mensile di 5,1 milioni di tonnellate nel secondo trimestre del 2022 a 2,5 milioni di tonnellate a fine giugno 2023.

Il gas naturale liquefatto

Situazione a parte per il gas naturale liquefatto (GNL), i cui flussi appaiono in certo qual senso stabili. Attualmente, spiega Eurostat, gli Stati Uniti rappresentano di gran lunga il principale fornitore dell’UE, con una quota del 46,4% sul totale delle importazioni del secondo trimestre 2023. Seguono la Russia (12,4%), il Qatar (10,9%), l’Algeria (9,9%) e la Nigeria (5,1%). Tuttavia tra questi fornitori, solo i due paesi africani hanno visto la loro quota aumentare (di 5,2 e 1,0 punti percentuali, rispettivamente) rispetto al secondo trimestre del 2022. Al contrario, le quote di Stati Uniti, Russia e Qatar sono diminuite rispettivamente di 2,8 pp, 2,7 pp e 1,1 pp. Nel contempo anche Norvegia e Oman sono diventati importanti fornitori di GNL, con quote rispettivamente del 3,3% e del 2,9%.

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