Alcuni dei rigassificatori italiani hanno i tassi di utilizzo più bassi in UE. Eppure l’Italia, come altri paesi europei, pianifica ancora un’espansione dell’infrastruttura. Tutto questo mentre la domanda di gas nel continente continua a scendere. Nel 2030, calcola l’IEEFA, la capacità di import in UE potrebbe essere il triplo della domanda reale
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L’Europa continua a ridurre l’import di GNL (gas naturale liquefatto) grazie a una combinazione di aumento delle rinnovabili nel mix energetico e politiche di riduzione della domanda. Ma parallelamente non mette nel cassetto i progetti di espansione dell’infrastruttura gasiera per le importazioni – terminal onshore e rigassificatori offshore. Il risultato è che, di questo passo, nel 2030 l’Europa avrà una capacità di importazione di GNL 3 volte superiore alla domanda.
Non è l’unico paradosso. I paesi europei hanno accelerato la costruzione di nuove infrastrutture per l’import dal 2022, con lo scoppio della guerra in Ucraina, per svincolarsi dal gas russo. Ma dopo 3 anni i dati dicono che l’import di GNL dalla Russia è cresciuto.
Prendiamo i dati relativi solo al 2024, presentinel rapporto di monitoraggio annuale dell’IEEFA appena pubblicato. L’anno scorso il primo fornitore di gas naturale liquefatto del vecchio continente erano gli Stati Uniti. La loro quota però è scesa, così come è calato l’import da Qatar e Algeria. Le forniture provenienti dalla Russia, invece, sono cresciute. Del 18%. Solo tra gennaio e novembre, l’UE ha speso qualcosa come 6,3 miliardi di euro per il GNL russo.
Import di GNL, i paradossi dell’Europa
Tra 2021 e 2024, i paesi europei hanno ridotto la domanda di gas del 20%. Più dell’obiettivo fissato da Bruxelles. Target che non a caso in queste settimane è tornato in discussione. Anche se, è bene sottolinearlo, la domanda nel 2024 è rimasta piatta. E arriviamo al 1° paradosso.
Anche se quest’anno le previsioni dicono che non aumenterà, continua invece a crescere smisuratamente la capacità di import. Una capacità che non è giustificata dalla necessità di diversificare le fonti, mostrano i dati dell’IEEFA. Infatti, già oggi il tasso di utilizzo dell’infrastruttura esistente è basso. E con il calo dei consumi, è in calo. Il tasso di utilizzo medio dei terminali di importazione di GNL dell’UE è sceso dal 58% nel 2023 al 42% nel 2024.
Tra 2021 e 2023 la capacità di import è cresciuta del 22%, mentre nel 2024 solo del 7%. Ci sono molti indizi che puntano verso un rallentamento strutturale: pesano alcuni ritardi (contingenti), ma soprattutto i rinvii a tempo indeterminato di molti progetti.
Veniamo al 2° paradosso. La capacità inutilizzata, oggi, potrebbe tranquillamente bastare per sostituire tutto il gas che, dal 1° gennaio, non arriva più dalla Russia attraverso l’Ucraina. Si parla di 15 miliardi di metri cubi (bcm) bloccati. Ma le importazioni di GNL dell’Europa sono diminuite di circa 32 bcm nel 2024.
Numeri che dicono chiaramente che l’UE non ha davvero bisogno di continuare a espandere le infrastrutture per l’import di GNL, dopo aver già aggiunto quasi 71 bcm di nuova capacità dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Perché se è vero che la domanda di GNL in UE per il 2025 è prevista in crescita (+17%, a 158 bcm), è altrettanto vero che si tratta di volumi del 6% più bassi del picco toccato nel 2022. Entro il 2030, si prevede che la domanda di GNL in Europa scenderà a 127 miliardi di metri cubi.
“Il terminal Vasiliko da 2,4 bcm di Cipro è ancora in stallo. I piani per espandere il terminal Klaipėda in Lituania sono stati sospesi. Nel 2023, il terminal Skalte in Lettonia ha perso il sostegno del governo del paese perché lo ha ritenuto non più necessario. I piani per un secondo FSRU presso il terminal di Danzica in Polonia sono stati accantonati per mancanza di interesse. Altri terminal accantonati nel 2023 sono stati Dioriga Gas (Grecia) e Shannon (Irlanda)”, si legge nel rapporto di IEEFA.
Insieme a Germania, Polonia ed Estonia, l’Italia è l’unico altro paese dell’UE che ancora progetta nuovi terminal GNL, a Ravenna e Porto Empedocle. Dopo aver potenziato la capacità di import di 8,55 bcm con nuove infrastrutture e di 1,45 bcm con espansioni dell’esistente. Dai 22,5 bcm di capacità complessiva del 2024, in 2 anni si potrebbe salire a 35,5 bcm. Eppure due dei rigassificatori già attivi nel Belpaese, Toscana FRSU e Panigaglia, sono tra gli impianti con il minor tasso di utilizzo in tutta Europa (18% e 23%, rispettivamente).