Nel 2021, l’import di gas russo verso Roma ha toccato i 29 mld di m3
(Rinnovabili.it) – Ci vorranno solo 18 mesi e non 2 anni e mezzo perché l’Italia possa dire addio al gas russo. Lo ha detto il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani in un’intervista a La Stampa. Tempi più brevi di quanto preventivato all’inizio dell’invasione dell’Ucraina, ormai quasi due mesi fa. “Riteniamo che entro il secondo semestre dell’anno prossimo potremo cominciare veramente ad avere una quasi totale indipendenza” dall’import di gas russo, ha detto il titolare del MiTE.
Nuovi accordi in Angola e Repubblica del Congo
La stima di 24-36 mesi per tagliare le forniture di gas fossile da Mosca, Cingolani l’aveva ribadita solo due settimane fa. Parlando al festival del giornalismo di Perugia l’8 aprile, però, avvertiva che era una tempistica conservativa. E che se fosse andato in porto un accordo con un altro paese – che non ha nominato – l’addio all’import di gas russo avrebbe potuto accelerare.
Probabilmente il riferimento era ai negoziati con Angola e Repubblica del Congo, dove si trova in missione in questi giorni insieme al titolare della Farnesina Luigi Di Maio e all’ad di Eni Claudio Descalzi. Ieri è stato siglato l’accordo con Luanda, oggi è la volta di Brazzaville. In Angola la dichiarazione di intenti prevede l’impegno di Eni per espandere la capacità di liquefazione di Angola Lng di 1,5 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivo. In Congo l’intesa dovrebbe portare in Italia altri 5 mld di m3. Queste due forniture, infatti, non arriveranno immediatamente, ma rispettivamente a partire dall’inizio e dalla metà del 2023. Senza contare il fatto che per ricevere questi quantitativi di Gnl bisogna prima potenziare la capacità di rigassificazione. Un processo che è già partito con la ricerca di 2 Fsru (rigassificatori offshore) ma al momento non si è ancora concretizzato.
Quanto import di gas russo ha già rimpiazzato l’Italia?
Già “nelle prossime settimane”, calcola Cingolani, l’Italia dovrebbe arrivare a rimpiazzare i 2/3 dell’import di gas russo. Ovviamente si tratta di accordi, non di forniture già effettive. “Stiamo differenziando con una grandissima velocità le fonti, secondo me, a breve dovremmo interrompere per una questione anche etica la fornitura di gas dalla Russia, stiamo giocando tutto sulle settimane, dopodiché, se dovesse servire, qualche sacrificio si può fare”, ha aggiunto il ministro.
I 6,5 mld di m3 ottenuti su carta in questi giorni si sommano ai 9 mld di m3 in più che ha promesso l’Algeria (entro il 2023-24). Ci sono poi i 3 mld di m3 dall’Egitto già entro quest’anno (che però non si fermeranno tutti in Italia), che dovrebbero diventare 5 nel 2023. Altre forniture di Gnl arriveranno dal Qatar, già importante fornitore di Roma, ma non è ancora chiaro cosa preveda l’accordo stretto a Doha. Aumenterà anche il gas in arrivo dall’Azerbaijan tramite il gasdotto TAP, con 2,5 mld di m3 aggiuntivi che lo manderanno a saturazione. Si studia il raddoppio della pipeline, che ha una capacità totale di 10 mld di m3, ma in ogni caso non sarebbe pronta prima di 4 anni. Ci sono ancora Libia e Mozambico (dove opera Eni) che potrebbero dare una mano a Roma a staccarsi dall’import di gas russo. Due paesi molto fragili, dove la produzione può interrompersi per una ripresa del conflitto civile libico e per gli attacchi della guerriglia islamista a Cabo Delgado. La Libia resta un’incognita, in Mozambico è prevista una missione ufficiale del governo italiano a inizio maggio. Infine, una parte dei 15 mld di m3 di Gnl promessi dagli Stati Uniti all’Europa potrebbe arrivare in Italia.
Per il momento, guardando solo i numeri più certi, Roma avrebbe rimpiazzato entro metà 2023 almeno 14 mld di m3. L’import di gas russo nel 2021 è stato di 29 mld di m3: siamo a metà dell’opera. Forse di più, se da Qatar e Algeria inizierà ad arrivare del gas entro il prossimo anno e mezzo.