Rinnovabili •

G20, gli impegni sul clima ci portano ancora a +2,7°C

Green Deal e promesse di neutralità climatica di Cina e est Asia tolgono solo 0,3°C. E l’America di Biden limerebbe appena un altro 0,1%

Via depositphotos.com

Un leggero trend positivo negli impegni sul clima

(Rinnovabili.it) – Tutti gli impegni sul clima dei paesi del G20 non bastano per tenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C stabilita con l’accordo di Parigi. E il gap non viene assottigliato di molto nemmeno con i nuovi input all’azione climatica globale arrivati nell’ultimo anno, dal Green Deal europeo all’annuncio della Cina di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060, passando per le promesse di Giappone e Corea del Sud.

Lo sostiene un rapporto di Climate Transparency, che dipinge un quadro piuttosto allarmante a pochi giorni dal 15° incontro del gruppo, previsto per il 21 e 22 novembre a Riad in Arabia Saudita. Il livello attuale di impegni sul clima da parte delle 20 economie più avanzate del mondo porterebbe ad riscaldamento globale di 2,7°C per la fine del secolo. Un miglioramento di appena 1 decimo di grado rispetto al 2018.

Leggi anche Neutralità climatica: cosa dice il nuovo piano quinquennale della Cina

E il Green Deal e i vari piani per diventare clima-neutrale di Pechino, Tokyo e Seul non contribuiscono poi in maniera significativa. Gli autori del rapporti calcolano che nel complesso questi pacchetti di policy potrebbero abbassare l’incremento della temperatura globale a 2,3 o 2,4°C. E resterà deluso anche chi pensa che forse gli Stati Uniti di Biden, dopo la parentesi trumpiana, possano dare di nuovo un contributo decisivo alla lotta al cambiamento climatico. Se Washington, secondo paese al mondo per emissioni di gas serra che pesa per il 15% del totale, si allineasse all’obiettivo di Bruxelles con la neutralità climatica entro la metà del secolo, porterebbe giù la colonnina di mercurio globale soltanto di 0,1°C.

Leggi anche Impegni sul clima: gli USA devono seguire l’esempio di UE e Cina

E il rapporto lancia l’allarme a vigilare sui piani di ripresa dei paesi del G20. Perché i pacchetti di stimolo sono molto corposi e potrebbero andare ad alimentare ancora le fonti fossili. Un’ipotesi che potrebbe invertire il trend di lento miglioramento che c’è stato negli ultimi anni.

Nel 2019, i paesi del G20 hanno speso 130 miliardi di dollari in sussidi ai combustibili fossili. Numero che potrebbe aumentare fino a 233 miliardi di dollari, secondo le proiezioni del rapporto, proprio a seconda di cosa rientrerà nei piani di ripresa economica. Infatti, almeno 19 paesi del G20 hanno scelto di sostenere i settori nazionali del petrolio, del carbone o del gas. 14 paesi hanno salvato le compagnie aeree nazionali senza condizioni legate al clima e solo 4 hanno fornito più soldi ai settori verdi rispetto alle industrie ad alta intensità di emissioni.