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Impegni climatici, l’incontro più delicato dell’anno tra Cina e Stati Uniti

Impegni climatici: l’agenda della visita di John Kerry in Cina
Credit: Global Climate Action Summit, Nikki Ritcher Photography | CC BY 2.0 via Flickr

John Kerry a Tianjin cerca nuovi impegni climatici dalla Cina per rafforzare la COP26

(Rinnovabili.it) – In queste ore l’inviato speciale per il clima degli USA, John Kerry, è impegnato nell’incontro più delicato dell’anno per la lotta al cambiamento climatico. A Tianjin, 60 km a est di Pechino, il primo e il secondo inquinatore mondiale provano a dare una chance alla COP26. Come? Trovando un accordo su nuovi impegni climatici. Con la speranza che la sintonia tra i due paesi renda l’appuntamento di novembre a Glasgow un successo almeno su alcuni punti critici. Proprio come un’intesa tra Washington e Pechino aveva spianato la strada alla firma dell’accordo di Parigi nel 2015.

Kerry è atterrato in Cina martedì scorso e i primi incontri non hanno avuto un tono molto incoraggiante. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha mandato un messaggio chiaro: non pensate di cooperare sul clima e di farci la guerra (commerciale) allo stesso tempo. Il dossier della crisi climatica è l’unico dove i due paesi hanno interessi in comune, e su cui l’intesa finora ha retto agli scossoni geopolitici. Ma su tutto il resto USA e Cina si prendono a cazzotti, dai dazi ai diritti umani.

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Con un linguaggio colorito, Wang ha messo sul chi vive Kerry. La cooperazione con noi sul clima, vista dagli USA, è come un’oasi, ha spiegato il ministro. Ma tutto intorno all’oasi c’è il deserto. E anche l’oasi – ha sottolineato – è a forte rischio desertificazione. Quanto peso dare a queste affermazioni?

Per stabilirlo bisognerà aspettare l’esito dell’incontro più importante: quello tra Kerry e il suo omologo cinese, lo zar del clima Xie Zhenhua. I due stanno cercando il modo per annunciare nuovi impegni climatici che siano sostanziali, rafforzino l’ambizione in vista della COP26, ma non li mettano in difficoltà. Un impegno a bloccare ogni investimento nel carbone all’estero per esempio, suggeriscono alcuni osservatori. Resta tutto da vedere cosa potrà promettere in cambio Washington.

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