Stare a casa un solo giorno abbatte le emissioni appena del 2%
(Rinnovabili.it) – Lavorare da casa solo un giorno a settimana non aiuta l’ambiente. I benefici sostanziosi in termini di emissioni evitate si raggiungono quando non si va in ufficio per 3-4 giorni. E non metterci proprio mai piede dimezza i gas serra. Insomma: se si valuta solo l’impatto sul clima del lavoro da remoto, il telelavoro serve solo se è la regola e non l’eccezione.
Lo spiega uno studio appena pubblicato su PNAS che ha calcolato le emissioni generate in diversi scenari di lavoro, dal totalmente da remoto alle varie possibilità ibride, e considerando molti dei fattori che più incidono sul bilancio totale, dagli spostamenti casa-lavoro all’aumento dei consumi energetici domestici.
Tutti i dati sull’impatto sul clima del lavoro da remoto
Prendendo come riferimento la realtà degli Stati Uniti, lo studio sostiene che l’impatto sul clima del lavoro da remoto può essere più che la metà di quello di chi lavora in presenza. Il telelavoro, infatti, può ridurre del 58% le emissioni di gas serra se non si va mai in ufficio. La proporzione tra le emissioni evitate e i giorni di lavoro in presenza non è però lineare. Restare a casa appena un giorno su 5 fa risparmiare appena il 2% di emissioni. Mentre lavorare da casa da 2 a 4 giorni a settimana può tagliare le emissioni fino al 29%.
E se la pandemia ha convinto molti a traslocare in aree rurali, se si lavora ogni tanto in ufficio c’è da mettere in conto un tragitto casa-lavoro più lungo e quindi più impattante su clima.
Ma c’è un altro nodo: non basta lavorare da remoto per avere un’impronta emissiva inferiore, bisogna anche valutare come cambia lo stile di vita complessivo. Chi sta più a casa, infatti, negli Stati Uniti tende ad aumentare gli spostamenti non legati al lavoro, inclusi i voli. E così la CO2 generata torna su valori molto elevati.