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Il phase out delle fossili resterà fuori dalla Cop28 di Dubai?

rapporto IPCC
Foto di Schmucki da Pixabay

L’UE spinge affinché il vertice sul clima discuta di abbandonare gradualmente carbone, petrolio e gas

(Rinnovabili.it) – Alla Cop28 di Dubai si parlerà di phase out delle fossili o il tema resterà fuori dall’agenda del vertice per l’ennesima volta? Su questa domanda è iniziata ieri nel più convulso dei modi la conferenza di Bonn, l’appuntamento intermedio durante il quale, ogni anno, si svolgono 10 giorni di negoziati tecnici per definire la base di partenza del summit internazionale sul clima.

A Bonn le prime 24 ore non sono bastate per adottare l’agenda dei lavori. È un passaggio formale ma cruciale per fissare il livello di ambizione della Cop28. E la pietra d’inciampo è stato proprio il phase out delle fossili. Che molti paesi – a partire dagli Emirati Arabi Uniti, organizzatori della prossima edizione del vertice sul clima, che hanno scelto come presidente della Cop il numero 1 della loro compagnia nazionale del petrolio – vogliono a tutti i costi lasciar fuori. Mentre altri, a partire dall’Unione Europea, vogliono farne il tema principale dell’appuntamento di Dubai.

“Quello che abbiamo sperimentato oggi… con la mancata adozione dell’agenda, non è auspicabile, ma non è raro in un processo guidato dalle parti”, ha dichiarato Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

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Di fatto, a Bonn si riparte esattamente dalle stesse posizioni su cui gli stati si erano lasciati a Sharm el-Sheikh lo scorso novembre. Alla Cop27 l’UE aveva coalizzato oltre 80 paesi per chiedere di inserire nel testo finale del vertice un riferimento al phase out delle fossili. Ma in quell’occasione non solo c’era stata una levata di scudi da parte di paesi come l’Arabia Saudita: l’Egitto che aveva la presidenza di turno ha evitato persino di inserire il tema nelle bozze della dichiarazione finale, impedendo così che se ne potesse addirittura parlare tra negoziatori.

“Nei mesi successivi sono successe molte cose. Ad esempio, alcuni ministri del Pacifico hanno lanciato un appello per una giusta transizione verso un Pacifico libero da combustibili fossili; altri Paesi hanno aderito all’Alleanza “Oltre il petrolio e il gas” e diversi Paesi e attori non statali si sono uniti all’appello per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili”, ricostruisce Climate Action Network. Ma il numero crescente di paesi pro-phase out per ora non basta: le decisioni delle Cop vengono prese per consenso, cioè all’unanimità.

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