Dibattito folle, immensa bolla di falsità, solo una bufala, una grande seduta spiritica in corso perché il nucleare è morto, una grandissima campagna mediatica fondata sulla mistificazione. Mancava solo la citazione della corazzata Potëmkin nella versione fantozziana oggi alla presentazione dei dati sul nucleare della coalizione 100% Rinnovabili Network. Alcuni dei nomi più noti di oltre 30 anni di campagne ambientaliste e antinucleariste non lasciamo nemmeno uno spiraglio di accettazione o mera comprensione rispetto alla revanche nucleare decisa dal governo e dalla maggioranza che lo sostiene. Anche se quest’ultima non è che sia proprio compattissima sul progetto, con dichiarazioni entusiastiche ma non sempre univoche e lineari, va detto.
Con il ritorno all’atomo la bolletta elettrica sarà più cara, avverte il report sui costi presentato dalla coalizione. Ma c’è di più, lo scopo del ritorno italiano tra i Paesi dell’atomo – declinato abitualmente con il solito corredo di “noi avevamo Fermi” – avrebbe altri scopi. “E’ un dibattito folle, vogliono farci credere che uno Small Modular Reactor (SMR) costerà meno, ma è solo una miniatura”, specifica Pippo Onufrio di Greenpeace, “alcune aziende già ci stanno ripensando” per via dei costi. Insomma, siamo “in un’immensa bolla di falsità, il nucleare serve solo a farci perdere tempo” con le rinnovabili, “siamo di fronte a dei pazzi”.
“Lanciamo la sfida ai nuclearisti sul loro stesso terreno, quello dei costi, che sono e saranno insopportabili per aziende e famiglie”, avverte Dante Caserta del WWF. Il rapporto è fatto in maniera particolare, usando dati non di associazioni e sigle ambientaliste ma provenienti dal fronte nuclearista, o comunque non contrario. “Riportiamo dati di chi opera nel settore nucleare, li abbiamo solo messo in modo razionale”, ma comunque, taglia corto Caserta, “per come si prospetta in Italia il ritorno del nucleare in Italia è solo una bufala, e ricomprenderlo nel PNIEC è un atto fuori scala rispetto al contesto”, visto che non si sa nulla della produzione di tecnologie che, sottolineano i promotori della coalizione. “Il nucleare di cui parlano non esiste”, e allora perché tutta questa agitazione? “Lo hanno fatto per distrarre dalle rinnovabili e usare la chimera del nucleare per andare avanti col gas”, taglia corto l’esponente del WWF.
“Assistiamo a una corsa virtuale tra rinnovabili e nucleare, virtuale perché le rinnovabili esistono davvero e corrono, è il nucleare che è fermo”, aggiunge Gianni Silvestrini del Kyoto club, “una gara fatta per mettere i bastoni tra le ruote a chi si occupa di rinnovabili, intoppi come il dl Agricoltura o il dl Aree idonee fatti per bloccare le rinnovabili prima che arrivino troppo in là fornendo un’alternativa competitiva e certa al nucleare”.
E quando viene posta questa trappola? “Siamo in una fase in cui dopo una crescita molto limitata della domanda elettrica, questa diventerà molto rapida, con le nuove necessità di IA, mobilità elettrica, elettrificazione dei consumi e transizione digitale”, segnala Silvestrini, “sarà necessario fornire questa energia in un momento in cui in Italia non c’è ancora il nucleare. Avremo il gas ma le rinnovabili sono molto più competitive. Ecco allora le politiche del governo per favorire il gas e fermare le rinnovabili prima che blocchino il nucleare”.
Certo, vengono agitate le solite critiche sulla non (completa) programmabilità delle rinnovabili e sul tema delle reti da bilanciare e dell’energia da accumulare. “Le rinnovabili più l’accumulo di lunga durata sono la risposta all’obiezione sulle rinnovabili rispetto alla continuità”, dice Silvestrini, “e la ricerca sta andando avanti, con molte aziende impegnate nello sviluppo di accumuli di lunga durata”.
Soluzioni come una in corso di realizzazione nello Utah, Stati uniti: un parco con solare ed eolico, una grande batteria di idrolizzatori che producono idrogeno poi stoccato in caverne, in reservoir, nell’ottica di un uso dell’idrogeno miscelato con il metano per la megalopoli di Los Angeles che ha assunto importanti obiettivi di decarbonizzazione.
“La soluzione è la combinazione di rinnovabili, sempre meno costose, sempre meno costose, e accumuli di lunga durata”, conclude Silvestrini, “e comunque il nucleare non ci sarà nei prossimi 10 anni mentre le rinnovabili ci saranno, e sono in vantaggio per fornire la risposta a questa nuova domanda elettrica. La sfida sarà col gas ma le rinnovabili sono più competitive, infatti le grandi società informatiche hanno sottoscritto Power purchase agreement (PPA) per migliaia di MegaWatt”.
“Nel periodo della Manovra si discute di risorse pubbliche e dove allocarle, per questo presentiamo il nostro rapporto sui costi economici del nucleare, e lo facciamo per rispondere a una campagna martellante”, si unisce Stefano Ciafani, di Legambiente. “Il nostro rapporto cita fonti tutte non ambientaliste, tutti i dati sono di origine non ambientalista, e non parliamo di nulla di altro, non parliamo dei rischi e degli impatti del nucleare, ma solo dei costi e citando fonti non ambientaliste”.
Quella in corso è “una grande seduta spiritica. Il nucleare è morto e attorno al tavolo di questa seduta spiritica sono seduti Confindustria e le aziende interessate ai brevetti, poi il governo e i partiti di maggioranza, anche se qualcuno dal tavolo si è alzato. Dopo che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla COP29 di Baku ha parlato solo di fusione, ora Fratelli d’Italia ha dirottato l’attenzione verso la fusione, che neanche commento, dico solo: la fusione”.
Insomma, è in atto “una grandissima campagna mediatica fondata sulla mistificazione”, stigmatizza Ciafani, “Confindustria sbaglia sul costo dell’energia in rapporto al nucleare, ed è sgrammaticato anche il riferimento al settore automotive e al relativo costo dell’energia che sarebbe alleviato dagli SMR”.
Il nucleare “resta fermo perché la sua malattia sono i costi, se non è morto è in coma. Il nucleare non cresce perché al massimo si allunga la vita a centrali esistenti, fino a 50, 60, 100 anni. Lo sa bene la Francia, il Paese europeo più nucleare: se non ci fosse stato il supporto dello Stato EDF sarebbe fallita, a causa degli elevatissimi costi della costruzione della centrale di Flamanville. Anche della scarsità idrica che la scorsa estate ha fatto fermare alcune centrali, e come sempre è stato lo Stato francese a sopperire. Perché gli utili del nucleare se li dividono gli azionisti e i costi vanno sulle spalle del pubblico”.
In tutto ciò “un SMR oggi non esiste, nonostante il roadshow di Orsini, in qualità di presidente di Confindustria”, attacca Ciafani, parlando di “una grandissima campagna mediatica fondata sulla mistificazione” alla quale la coalizione 100% Rinnovabili Network risponde “mettendo insieme forze che hanno a cuore la cura del Paese, partendo con questa prima iniziativa una campagna di informazione non di controinformazione”.
Ce n’est qu’un début, dunque, con la prossima iniziativa prevista per l’11 marzo, “casualmente l’anniversario Fukushima, ma solo per caso, volevamo farla la settimana prima ma la sala era già occupata”. Ecco, quando si dice la coincidenza.