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Il Museo Brandhorst, colore ed efficienza

Premiato con la medaglia d'argento al concorso di Progettazione Architettura Sostenibile, il Museo Brandhorst racchiude in sè forza progettuale ed efficienza energetica.


L'edificio principale

Il Museo Brandhorst si trova a Monaco di Baviera, nel quartiere Maxvorstadt, zona centrale della città sviluppatasi attorno al XIX secolo che, dopo essere stata seriamente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, è stata in seguito ristrutturata. Il museo ospita un’importante collezione privata di arte contemporanea e del Ventesimo secolo, rispondendo ai requisiti funzionali della tipologia espositiva con estrema efficienza.

L’edificio, situato a nord-est dell’area dei musei, sull’angolo tra le vie Tuerkenstrasse e Theresienstrasse, è stato costruito su parte dei terreni un tempo appartenenti all’antica caserma reale ottocentesca Tuerkenkaserne, di cui rimane soltanto la porta dell’ingresso principale. In un ambiente contraddistinto da un’architettura importante ed austera, Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton sono intervenuti con decisione e senza mimetismi.

Si tratta di un edificio allungato composto da tre semplici volumi interconnessi. La sua testata sovrastante marca l’angolo nord-ovest del quartiere dei musei di Monaco e crea un collegamento con l’ambiente limitrofo, il quartiere di Schwabing.

La parte esternamente visibile del Museo, è costituitada due volumi, uno longitudinale (98 x 18 x 17 m) lungo la Tuerkenstrasse e l’altro (34 x 17 x 23 m) rivolto verso la città. I due volumi sono collegati da una finestra “a nastro” che percorre tutto l’edificio, dividendolo visivamente in due piani, e che finisce nel fronte su Theresienstrasse con un’ampia apertura dell’ingresso principale.

L’architettura del museo è stata concepita al fine di creare le condizioni illuministiche ideali per un ambiente espositivo che, in accordo con lo spirito delle collezioni, assume una qualità pressoché domestica.

L’illuminazione

La gestione dell’illuminazione naturale degli spazi espositivi è risolta in modo eccellente attraverso un’attenta analisi ambientale e grazie all’impiego di particolari accorgimenti progettuali tali da consentirne la fruibilità per buona parte del tempo, senza l’ausilio di luce artificiale. La luminosità è inoltre sapientemente calibrata in modo differenziato nelle varie sale generando una sequenza adeguata di ambiti di fruizione.

Il museo si dispone su tre differenti livelli connessi tra loro da un’ampia scala. Al piano terra le scale sono illuminate da un sistema zenitale di luce naturale portata all’interno attraverso un complesso sistema di riflessioni. Gli ambienti collocati a questo piano sono di piccole dimensioni (tra 55 e 100 m2), la luce filtrante da una serie di grate interposte alle lamelle,  attraversa la lunga vetrata e ritaglia longitudinalmente la facciata. Nel sottosuolo invece, un grande spazio (460 m2) riceve la luce da un’apertura protetta inserita a filo di terreno, mentre 6 piccole stanze (fotografie e opere di carta) e una sala “buia” (video e arte elettronica) sono illuminate artificialmente.

Grazie a questo sofisticato sfruttamento della luce naturale, ben il 50-70% della richiesta di illuminazione quotidiana è soddisfatto, senza l’utilizzo dell’energia elettrica.

L’efficienza energetica

Lo studio di un involucro efficiente abbinato a sistemi impiantistici ad alto rendimento confermano ulteriormente l’elevata qualità progettuale dell’intervento.

L’esterno è inteso ad indirizzare l’attenzione verso il ruolo dell’edificio come contenitore d’arte viva. Infatti il rivestimento esterno è costituito da 36.000 listelli in ceramica smaltati, in 23 colori diversi e appesi singolarmente. Questo strato esterno, si sovrappone a sua volta, ad una lamina metallica perforata con una duplice funzionalità, di assorbire i rumori esterni e di creare un’intercapedine nella struttura di facciata. Grazie a questo gioco di colori, la percezione della facciata si modifica in relazione al punto di vista dell’osservatore.

Ma uno dei punti di forza del progetto è sicuramente il suo carattere sostenibile, molti i punti di forza di questo progetto: una strategia assolutamente innovativa che permette di risparmiare fino al 50% dell’energia termica e più del 26% dell’energia elettrica, rispetto ad un  edifici di simili dimensioni, ma realizzati con criteri costruttivi tradizionali.

Di conseguenza le emissioni di Co2, vengono diminuite di oltre 365 tonnellate l’anno. I sistemi di raffreddamento e di riscaldamento sono alimentati da un sistema geotermico, affiancato ad una pompa di calore ad assorbimento.

Nell’effettivo, il museo, ricicla i rifiuti eneregetici degli imponenti edifici limitrofi, che riscaldano in modo considerevole l’acqua del sottosuolo. In questo modo il museo sfrutta non solo l’energia esistente e quella delle risorse naturali, ma aiuta anche a restaurare l’equilibrio termico delle acque locali.

Sotto la superficie del pavimento e dei muri è infatti installato un sistema di refrigeramento e riscaldamento, che attraverso tubi d’acqua, crea un perfetta condizione igrometrica, idonee per i visitatori, ma soprattutto,  per le opere d’arte esposte.

Grazie all’attenzione che i progettisti hanno riservato alla totalità dell’architettura, ponendo l’accento sul tema fondamentale del riciclo e dell’efficienza energetica, il Museo Brandhorst di Monaco è stato premiato con la medaglia d’argento del Premio Internazionale di Architettura Sostenibile, organizzato annualmente dalla facoltà di Architettura di Ferrara.

 

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