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Guerra Ucraina-Russia, l’Italia dichiara il pre-allarme per il gas

Il rischio di un possibile stop alle forniture di gas naturale dalla Russia mette fretta al riempimento degli stoccaggi nazionali, mentre il governo cerca nuove strade per puntellare la crisi energetica. Algeria pronta ad aumentare i volumi del gasdotto Transmed

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Sicurezza del gas a rischio, l’Italia cerca di accelerare sugli stoccaggi

(Rinnovabili.it) – Per ora la situazione energetica nazionale è sotto controllo ma fare previsioni a lungo termine è praticamente impossibile. Con l’inasprimento della guerra tra Ucraina e Russia, infatti, la minaccia di un’interruzione delle fornitura da parte di Mosca diventa ogni giorno più concreta. Al punto da spingere il governo italiano a dichiarare ieri lo stato di pre-allarme. Cosa significa? Che la sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale diviene da oggi una sorvegliata speciale. Il sistema sarà monitorato costantemente mentre il Governo predisporrà “eccezionali misure preventive” volte a incentivare un riempimento anticipato degli stoccaggi. Nella strategia di Roma c’è la volontà di arrivare a settembre con un riempimento sopra al 90%, da accompagnare con una serie di misure che garantiscano il mantenimento durante l’anno.

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Nota bene: come spiegato dallo stesso Ministero della Transizione ecologica, allo stato attuale la situazione delle forniture è adeguata a coprire la domanda interna. E oggi non solo i consumi appaiono tutto sommato contenuti, ma gli stoccaggi nazionali risultano più pieni della media europea (un 38,5% contro un 29,7% livello UE); mentre i volumi di gas in arrivo dalla Russia in Italia sono aumentati leggermente a fine settimana.

Da dove arriva il gas in italia

Ma per il Belpaese, come il resto dell’Europa, si tratta di un corsa contro il tempo per garantire la sicurezza del gas; consapevole, però, di trovarsi in una posizione peggiore rispetto a molti altri Stati membri. Se da un lato è vero che la dipendenza dai rubinetti russi è aumentata in tutta l’Unione negli ultimi, dall’altro lo è anche la poca lungimiranza nazionale che non ha saputo nel tempo diversificare mix e flussi.

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Attualmente l’Italia consuma oltre 71 miliardi di metri cubi di gas. Di questi ben il 37,8 per cento arriva dalla Russia. O meglio, arrivava dal momento che i volumi si sono ridotti sensibilmente a fine 2021. Il secondo fornitore risulta l’Algeria (con una quota del 28,4 per cento al 2021), il cui colosso energetico Sonatrach si è detto in queste ore pronto ad aumentare l’export verso l’Europa in caso di necessità. Il resto proviene da Libia (4,2 per cento) e Nord Europa (2,9 per cento). Tramite produzione interna riusciamo, invece, a soddisfare poco più del 4% anche se il Governo ha annunciato di voler portare la quota nazionale ad un netto 10%. Il resto lo fa il gas naturale liquefatto (13,1 per cento), uno degli elementi che ha rapidamente aumentato sul suo spazio nel mercato europeo.

Il GNL ha permesso di tamponare le riduzioni di gas naturale dalla Russia negli ultimi mesi, ma la capacità nazionale vola ancora su livelli molto bassi. Ad oggi il Belpaese possiede solo tre terminali per la ricezione, lo stoccaggio e la rigassificazione del GNL, collegati alla rete nazionale. Per una capacità complessiva cumulato di appena 15,25 miliardi di metri cubi l’anno. Il ministero della Sviluppo economico ha approvato già la realizzazione di altri tre terminali, ma i tempi poco si prestano all’urgenza del periodo.