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Greenpeace: “Basta criminalizzare le proteste per il clima!”

proteste per il clima
Foto di NiklasPntk da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Multe, fogli di via, sorveglianza speciale e criminalizzazione del dissenso: con la crescita delle proteste per il clima sono aumentate le sanzioni per gli attivisti coinvolti. Una situazione che si fa sempre più critica, con decine di giovani e non, allontanati da aree urbane, sottoposti a misure cautelari e spesso multati per cifre impossibili da ripagare.

“Mentre il pianeta è sconvolto dalla crisi climatica e ambientale, dal crescere delle disuguaglianze e delle discriminazioni che ne conseguono, non sorprende che le nuove generazioni – su cui grava più di ogni altre il peso del disastro incombente – protestino oggi in forme sempre più eclatanti”. 

Così un appello, pubblicato sul sito di Greenpeace Italia ma firmato da una rete di ONG nazionali impegnate in battaglie e proteste per il clima, l’ambiente e i diritti umani. Le firma fino a ora raggiunte sono quelle di Amnesty International Italia, A Sud, COSPE, Greenpeace Italia, Giuristi democratici, Terranuova, Un Ponte Per, e Yaku, tutte organizzazioni parte della rete “In difesa di”, network di supporto per attivisti e difensori dei diritti umani. 

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L’inasprirsi delle sanzioni per chi partecipa alle proteste per il clima

Da diversi mesi le proteste per il clima sono accompagnate da una lunga serie di provvedimenti disciplinari indirizzati verso attivisti, a volte nemmeno maggiorenni, impegnati nell’organizzazione delle mobilitazioni o solo in quanto partecipanti a esse. Dopo multe e fogli di via, sono arrivati altri provvedimenti, che restringono ulteriormente l’agibilità di chi protesta. Come nel caso di Simone Ficicchia, attivista della campagna Ultima Generazione raggiunto da una misura di sorveglianza speciale della Questura di Pavia, discussa il 10 gennaio in Tribunale e i cui esiti si conosceranno entro 30 giorni. 

La misura deriva dall’applicazione del cosiddetto Codice Antimafia (Decreto Legislativo n.159 del 2011), uno strumento di diritto indirizzato a sanzionare le persone fisiche che rappresentino una minaccia per l’incolumità pubblica e il cui utilizzo è, secondo le associazioni firmatarie, “completamente ingiustificato ed è espressione della crescente criminalizzazione nei confronti dell’attivismo ambientale”.  

L’appello esprime preoccupazione per le risposte criminalizzanti alle proteste per il clima, derivanti, secondo le organizzazioni che lo hanno redatto, dalle pressioni di gruppi di interesse che sollecitano soluzioni solo parziali per la crisi climatica: “Chi continua a proporre in Italia come altrove soluzioni fasulle, come ad esempio nuove infrastrutture per importare e consumare sempre più combustibili fossili, ha tutto l’interesse a non affrontare davvero problemi sempre più urgenti e a zittire coloro che sollecitano soluzioni urgenti ed efficaci”, chiude la nota.  

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