Ennesimo capitolo del braccio di ferro tra Varsavia e Bruxelles
(Rinnovabili.it) – L’Europa è andata troppo in là con il Green Deal. E senza tener conto delle differenze tra i paesi europei. Con il rischio di alimentare le disuguaglianze e ingabbiare gli stati più svantaggiati in una transizione ingiusta. Fare un passo indietro, quindi, è necessario. È quello che chiede la Polonia portando la Commissione davanti alla Corte di Giustizia europea.
La battaglia della Polonia contro il Green Deal
Di passi indietro, Varsavia ne pretende ben tre. Il governo polacco prova la mossa legale per annullare tre dei capisaldi del Green Deal approvati (non senza fatica) dal 2021. Nel mirino finiscono il più che controverso stop alla vendita di auto endotermiche nel 2035, fondamentale per il passaggio alla mobilità elettrica, gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni (Effort Sharing Regulation, ESR) e la riforma del mercato del carbonio (Emission Trading System, ETS).
Sull’addio ai veicoli diesel e benzina, la Polonia sostiene che il costo non vale la candela. Bandire le auto alimentate a fossili “impone un onere sproporzionato ai cittadini europei, in particolare ai meno abbienti, e al settore automobilistico europeo”. Una posizione che, a suo tempo, era condivisa anche dall’Italia.
Le modifiche all’ESR, nella visione polacca, sono invece una spada di Damocle sull’industria del carbone e farebbero perdere posti di lavoro accrescendo le diseguaglianze. La transizione e lo smantellamento delle attività nelle regioni carbonifere polacche sono un punto a cui il governo è piuttosto sensibile forse più per calcolo elettorale che per ragioni di politica energetica. Ad ogni modo, Varsavia ha sempre cercato di procrastinare l’addio al carbone, fissando il phase out attorno al 2050.
Infine, la riforma dell’ETS europeo (in particolare, i cambiamenti alla Market Stability Reserve) metterebbe in pericolo la sicurezza energetica di Varsavia, argomenta il governo polacco. Sotto accusa finisce in particolare la percentuale di crediti che dovrebbero essere ritirati annualmente e finire nella riserva, meccanismo pensato per mantenere su livelli funzionali il prezzo del carbonio e rendere quindi efficace il sistema ETS.