Il Global Methane Tracker 2022 pubblica per la 1° volta i dati per singolo paese
(Rinnovabili.it) – Il comparto energetico produce il 70% di emissioni di metano in più rispetto a quelle che dichiara ufficialmente. Lo afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) nel rapporto Global Methane Tracker 2022, una fotografia globale del CH4 basata anche su dati satellitari. Nel 2021 le emissioni sono state 135,2 mln di t, quasi il 5% più rispetto all’anno prima. Effetto del rimbalzo post pandemico, con la maggiore domanda di fossili a piegare la curva verso l’alto. Di questi 135 mln, la quota maggiore deriva dal carbone (42 mln di t), seguito a poca distanza da petrolio (41 mln di t) e gas (39 mln di t). Chiudono la lista i 9 mln di t che arrivano dalla combustione incompleta della bioenergia e altri 4 mln di t dai leak nel segmento downstream.
Chi sono i superemettitori?
Per la prima volta, il Global Methane Tracker 2022 riporta anche i dati dei singoli paesi. Uno sguardo alla mappa del CH4 rivela che il maggior emettitore – sempre nel comparto energetico – è la Cina con 28 mln di t, seguita da Russia (18 mln) e Stati Uniti (17 mln). Se si considerano invece tutte le fonti emissive, la classifica conferma in testa la Cina con ben 58,4 mln di t, ma al secondo posto spunta l’India con 31,8 mln di t. Tallonata dagli USA con 31,2 mln, e poi a seguire Russia (24,6 mln), Brasile (19,6 mln), Indonesia (13,5 mln).
Questi dati non corrispondono con quelli che i singoli paesi comunicano regolarmente all’Unfccc e che costituiscono la base su cui l’Ipcc produce i suoi rapporti. Nel comparto energetico le emissioni globali di metano mancanti sono almeno 55 mln di t, stima il Global Methane Tracker 2022. Quello dell’energia è l’ambito dove l’Iea registra la discrepanza maggiore. L’agricoltura – il settore più inquinante – dichiara 127,3 mln di t l’anno mentre il volume reale sarebbe di 141,4 mln di t. I rifiuti arriverebbero a 73 mln contro i 55 dichiarati.
I consigli del Global Methane Tracker 2022
È il volume delle perdite non rilevate da gasdotti e impianti a fare la differenza. E su questo fronte si concentra il Global Methane Tracker 2022. Se si fossero catturati e messi in commercio tutti i leak avvenuti nel 2021 dai combustibili fossili, scrive l’Iea, sul mercato sarebbero arrivati altri 180 miliardi di metri cubi di gas, ovvero “una quantità simile a tutto il gas usato nel settore energetico europeo”. Morale? “Sarebbe stato comodamente sufficiente ad allentare le pressioni sui prezzi di oggi”, spiega l’Iea.
Un’operazione che sarebbe molto conveniente per produttori e operatori, spiega l’agenzia. Soprattutto ai prezzi del gas odierni. Infatti, sarebbe un guadagno netto: è possibile evitare i leak a costo praticamente zero. La fattibilità non è solo economica e teorica, ma concreta: i 100 migliori paesi per prevenzione delle perdite hanno performance 100 volte superiori a quelle del paese peggiore. Lo spazio per migliorare non manca. Gli Stati con la migliore intensità emissiva sono Norvegia e Olanda, quelli con la peggiore Turkmenistan e Venezuela. “Se tutti i paesi produttori dovessero eguagliare l’intensità delle emissioni della Norvegia, le emissioni globali di metano dalle operazioni di petrolio e gas diminuirebbero di oltre il 90%”, chiosa l’Iea.