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Col ‘processo del secolo’, la Francia scrive il futuro della giustizia climatica

Giustizia climatica: a Parigi inizia il ‘processo del secolo’
credits: Pete Linforth da Pixabay

Una condanna del governo darebbe strumenti più forti a chi promuove la giustizia climatica

(Rinnovabili.it) – Il governo francese è colpevole di non aver agito contro il cambiamento climatico. E’ l’accusa che 4 ong rivolgono a Parigi trascinando la République in tribunale. Ieri si è tenuta la prima udienza del processo, che a prescindere dall’esito scriverà una pagina importante per la giustizia climatica.

Facciamo un passo indietro. Tutto nasce nel 2018. Quattro organizzazioni non governative – Greenpeace France, Oxfam France, la Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à Tous – vogliono obbligare per via legale il governo francese a rispettare le sue promesse in materia di clima. Sottoscrivendo l’accordo di Parigi, l’esecutivo guidato all’epoca da François Hollande si era impegnato a tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Obiettivo che finora non è stato affatto rispettato. Raccolgono più di 2 milioni di firme, ma il governo li ignora. Allora nel marzo 2019 lo portano in tribunale.

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E’ un azzardo. Nel caso migliore, se vincono in tribunale, la sentenza inchioderà Parigi alle sue responsabilità e il processo diventerà una pietra miliare nella storia della giustizia climatica, mostrando che tra governi e società civile, in fatto di clima, può essere la seconda ad avere il coltello dalla parte del manico. Ma se l’attacco giudiziario fallisce, si può trasformare in un volano per Macron e rendere più difficile la strada per tutto il mondo dell’attivismo francese.

Le ong possono già contare su una sentenza favorevole. Il 19 novembre, in un procedimento che oppone il comune di Grande-Synthe al governo, il Consiglio di Stato ha stabilito che il contenuto della legge sul clima è “vincolante” e che Parigi deve dimostrare di impegnarsi sul serio per raggiungere gli obiettivi fissati. L’organismo aveva quindi dato 3 mesi al governo per produrre una difesa in cui dimostrasse, prove alla mano, che l’azione climatica intrapresa è invece sufficiente e adeguata.

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Adesso la palla passa al tribunale amministrativo di Parigi. Che potrebbe anche scegliere una terza via ed evitare di impelagarsi troppo in una faccenda così scottante. Infatti, è possibile che la sentenza, pur dando ragione alle ong, non riconosca l’esistenza di una “pregiudiziale ecologica” e quindi non stabilisca alcun obbligo, per il governo, di raggiungere risultati concreti all’altezza degli obiettivi climatici fissati.

Una via di mezzo che farebbe respirare l’Eliseo. Come finirà quello che le ong hanno ribattezzato ‘il processo del secolo’, lo sapremo presto: la sentenza è attesa nel giro di un paio di settimane.

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