Negli ultimi 20 anni il numero di decessi per disastri climatici, in proporzione ogni 100mila abitanti, è calato. Ma è raddoppiato il numero delle persone che ne subiscono in qualche modo l’impatto: più i 1 miliardo dal 2015 a oggi in 145 paesi nel mondo. L’Onu: “La soluzione sono i sistemi di allerta precoce multirischio”
Il 13 ottobre ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali 2022
(Rinnovabili.it) – In tutto il mondo, metà dei paesi non dispone di sistemi di allerta precoce contro i disastri naturali e climatici. Meccanismi e procedure che sono essenziali per ridurre l’impatto della crisi climatica. “Gli eventi meteorologici estremi si verificheranno. Ma non è necessario che diventino disastri mortali”, afferma il segretario Onu Antonio Guterres, in un messaggio pubblicato oggi in occasione della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali 2022.
I numeri della Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali 2022
A pagare il conto più alto sono soprattutto i paesi più vulnerabili al climate change che ricadono nelle categorie dei Least Developed Countries (LDC) e dei Small Island Developing States (SIDS). Meno di metà degli LDC e appena un terzo dei SIDS ha un sistema di early warning che monitora più di una tipologia di disastro naturale e climatico. È l’allarme lanciato oggi dall’Unddr con un report pubblicato nella Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali 2022, obiettivo di questa agenzia Onu. Questi paesi, infatti, tra il 2015 e il 2021 hanno subito più dell’11% delle perdite e dei danni a livello mondiale, anche se pesano soltanto per poco più del 2% del Pil globale.
Ma i disastri naturali, spesso intensificati e resi più mortali dal cambiamento climatico, mietono un numero di vittime altissimo anche in altri paesi. Nello stesso periodo di tempo, calcola l’Undrr, i decessi sono stati 300.000. Al di là delle morti, le persone che hanno subito qualche tipo di impatto a causa dei disastri climatici sono oltre 1 miliardo in 145 paesi diversi negli ultimi 7 anni. Se si confrontano questi dati con quelli dei nove anni precedenti (2005-2014), si vede che mentre le morti ogni 100mila abitanti calano, il numero di chi è toccato dai disastri raddoppia.
Per superare questa situazione, l’Onu punta sui sistemi di allerta precoce multirischio, perché affrontano diversi pericoli che “possono verificarsi da soli, contemporaneamente o a cascata”, spiega l’Undrr in una nota. “Poiché i cambiamenti climatici causano eventi meteorologici più frequenti, estremi e imprevedibili, è più che mai urgente investire in sistemi di allerta precoce che si occupino di rischi multipli. Questo perché è necessario mettere in guardia non solo dall’impatto iniziale dei disastri, ma anche dagli effetti di secondo e terzo ordine. Tra gli esempi, la liquefazione del suolo a seguito di un terremoto o di una frana e l’insorgenza di malattie a seguito di forti piogge”, conclude l’agenzia.