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La Germania pagherà 2,4 mld di euro per uscire dal nucleare

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Foto di Markus Distelrath da Pixabay

La compensazione annunciata è di gran lunga inferiore alle richieste iniziali delle società

(Rinnovabili.it) – L’addio al nucleare costerà alla Germania e ai suoi cittadini ben 2,4 miliardi di euro. Questa la cifra concordata dal Governo per metter fine a tutte le controversie legali nate a seguito dell’annuncio del phase out. Un ricco bottino spartito fra 4 società – RWE, Vattenfall, EnBW e EON / PreussenElektra – dopo anni di dispute legali approdate anche alla Corte costituzionale federale e al tribunale arbitrale internazionale.

La questione si è accesa all’indomani dell’incidente di Fukushima, quando il governo tedesco ha annunciato che la nazione avrebbe abbandonato completamente l’energia atomica nel 2022.  Ma per un Paese europeo, firmatario tra l’altro del Trattato della Carta dell’energia, dire semplicemente basta non è possibile. E ciò nonostante il phaseout fosse già stato pianificato (ma con tempistiche più lunghe).

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Dalla decisione di anticipare l’uscita dal nucleare a oggi, si sono susseguiti una serie di casi in diversi tribunali tedeschi e arbitrati presso il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti (ICSID). E sia nel 2016 che nel 2020, la Corte costituzionale federale ha stabilito che il risarcimento per la produzione di energia persa fosse dovuto alle imprese. Tuttavia l’entità di tale compensazione ha rappresentato fino a ieri l’ultimo ostacolo per appianare le divergenze.

Quanto costa abbandonare il nucleare tedesco?

Oggi la questione trova il suo punto di chiusura. Secondo quanto riferito dal ministero dell’energia tedesco, il Governo verserà un risarcimento totale di circa 2.428 miliardi di euro. Di questi,  1,4 miliardi andranno a Vattenfall, 880 milioni di euro a RWE, 80 milioni a EnBW e 42,5 milioni a E.ON / PreussenElektra. “Tali pagamenti servono da un lato a compensare i volumi di energia elettrica residua che le aziende non possono più generare nei propri impianti (RWE e Vattenfall)”, spiega il ministero. “Dall’altro risarcirà gli investimenti che le aziende hanno fatto affidandosi sull’estensione del termine entrato in vigore nel 2010, che poi a causa della revoca della proroga del termine dopo i fatti di Fukushima è stato annullato (EnBW, E.ON / PreussenElektra, RWE)”.

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Come parte dell’accordo generale, le società si impegnano a ritirare tutte le cause pendenti e a rinunciare a qualsiasi azione legale o rimedio legale contro l’accordo di risarcimento. Nonostante le cifre coinvolte, la compensazione annunciata è di gran lunga inferiore alle aspettative iniziali delle utility. Secondo quanto riferito, solo il caso di Vattenfall all’ICSID chiedeva un risarcimento di 4,7 miliardi di euro.

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